mercoledì 3 agosto 2011

«Via Caltagirone da Acea, servizi ai cittadini»

Roma Contestazione della Federazione della sinistra

Daniele Nalbone
«A Roma il 96 per cento di sì per l'acqua pubblica». Ergo, «fuori Caltagirone dall'Acea». Cartelloni al collo, ieri pomeriggio una decina di attivisti della Federazione della Sinistra, tra i quali il consigliere regionale Fabio Nobile e il portavoce romano Fabio Alberti, ha bloccato per alcuni minuti l'ingresso della sede centrale dell'azienda comunale per la gestione dell'acqua e dell'energia elettrica, a piazzale Ostiense. È stato questo il modo scelto dalla Fds di Roma di salutare la vittoria ai referendum. «Alemanno deve trarre le conseguenze dal voto» hanno spiegato, cartello al collo, Fabio Nobile e Fabio Alberti «ed effettuare immediatamente due atti atti: ritirare le delibere sulla privatizzazione di Ama (azienda dei rifiuti, ndr), Acea e sulla costituzione della holding Roma Capitale e rivedere la tariffa dell'acqua con l'esclusione della remunerazione del capitale». Effetti del referendum, che ora dovranno trovare in Alemanno colui che applicherà il volere popolare. Subito dopo, il compito dell'amministrazione comunale, «dovrà essere quello di avviare un processo di rimunicipalizzazione di Ama e Atac (azienda trasporti, ndr) e di riacquisizione delle quote di Acea in mano a Caltagirone e Gdf-Suez».
Un'azione, quella di ieri, che guarda anche a pezzi dell'opposizione capitolina, Partito Democratico in primis: «chi pensa che "i referendari" vogliano difendere le aziende comunali così come sono, si sbaglia di grosso» spiegano Nobile e Alberti: «al posto dei privati, non dovranno essere i politici a subentrare nelle aziende pubbliche, ma i cittadini. Va avviato un dibattito pubblico, aperto alla società civile e al comitato referendario, sul rilancio della funzione pubblica nelle aziende comunali e sulla partecipazione dei cittadini agli atti di indirizzo e controllo». In fondo, la sconfitta di Confindustria e dei governi liberisti che hanno permesso determinate politiche economiche è avvenuta fuori dal palazzo, merito di una mobilitazione diffusa, che viene da lontano ma soprattutto dal basso. Che viene, dieci anni dopo, da Genova. «Ora, a Roma, siamo chiamati ad invertire le tendenze politiche di Veltroni prima e di Alemanno oggi» spiega Alberti. Troppo forte, infatti, il rischio di cacciare Alemanno tornando a Veltroni. Per questo la prossima tappa in città si chiama Roma Bene Comune.
«L'esito referendario» spiegano dalla rete che coinvolge movimenti, sindacati di base, partiti della sinistra (Fds e Sinistra Critica) «ci dà la spinta necessaria per proseguire la nostra battaglia». Dopo la manifestazione del 30 maggio che ha invaso piazza del Campidoglio «con centinaia di bandiere per l'acqua pubblica» ricorda Paolo Di Vetta di Roma Bene Comune «chiedendo al sindaco di bloccare ogni decisione in merito alle municipalizzate in attesa del responso delle urne», è tempo di tornare in piazza. L'appuntamento è per domani, alle ore 17, sulla scalinata del Campidoglio per una grande assemblea cittadina nella quale, oltre a festeggiare l'esito del referendum, «chiederemo al sindaco di fare molti passi indietro sia sulle delibere riguardanti la vendta del patrimonio di Atac, sia sul bilancio comunale».
E proprio Atac sarebbe dovuto essere l'argomento di discussione del tavolo concordato lo scorso 10 giugno tra gli assessori Aurigemma (Mobilità) e Corsini (Urbanistica) e Roma Bene Comune in programma ieri. Ebbene, «l'incontro è stato unilateralmente mandato deserto» denuncia Luca Fagiano di Roma Bene Comune «dai rappresentanti della giunta Alemanno. È questa la considerazione che questa maggioranza nutre nei confronti di una realtà che ha mobilitato sulla piazza del Campidoglio diecimila persone?». Domanda che rende l'assemblea cittadina di domani fondamentale contro una Giunta che, come denuncia Nobile, «preferisce non presentarsi agli incontri, dopo la vittoria dei referendum che ha letteralmente scombinato i suoi piani».


Liberazione 15/06/2011, pag 2

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