mercoledì 3 agosto 2011

La sfida di Ankara: guardare a Oriente se l'Unione europea chiude le porte

In libreria "La Turchia contemporanea" di Lea Nocera

Guido Caldiron
Le elezioni parlamentari che si sono svolte nello scorso fine settimana in Turchia hanno fatto registrare una nuova avanzata degli islamici "centristi" del premier Recep Tayyip Erdogan, ma non hanno regalato al suo Akp, il Partito per la giustizia e lo sviluppo che governa il paese, il numero di seggi necessario per realizzare senza il concorso delle altre formazioni politiche quella riforma della Costituzione in senso presidenzialista che il Primo ministro turco auspica da tempo. La crescita degli altri due partiti presenti in Parlamento, il Partito popolare repubblicano, Chp, laico e progessista e gli ultranazionalisti del Mhp, che hanno visto rafforzata la loro compagine, contribuisce infatti a bilanciare il potere e le iniziative di Erdogan, il grande protagonista della politica locale dell'ultimo decennio, impedendo nei fatti fughe in avanti in qualunque direzione. Oltre al progetto di riforma in senso presidenziale, che consentirebbe allo stesso Erdogan di rimanere in futuro ai vertici del paese ma con un ruolo nuovo, l'altra grande sfida che sembra pesare sulla politica e la società turche, è rappresentata dall'ulteriore svolta in senso islamico che l'Akp intenderebbe, secondo i suoi detrattori, imporre al paese. Schierati su posizioni centriste, e con lo status di "osservatori" presso il Partito Popolare Europeo, gli uomini di Erdogan si presentano come dei "democristiani" musulmani ma hanno nei fatti contribuito fin dal 2002, anno della loro prima grande affermazione elettorale, a porre la questione religiosa al centro del debattito pubblico del paese che Kemal Ataturk aveva edificato fin dagli anni Venti come assolutamente laico.
Ma se l'esito di queste elezioni ripropone per molti versi gli stessi interrogativi che ne avevano accompagnato la vigilia, resta da chiedersi dove stia andando oggi la Turchia, sia rispetto agli sviluppi della sua società, sia rispetto al suo posizionamento internazionale. Pubblicato da Carocci alla vigilia del voto di Ankara, La Turchia contemporanea. Dalla repubblica kemalista al governo dell'Akp (pp. 160, euro 12,50) il volume di Lea Nocera, docente di Lingua e Letteratura turca presso l'Università di Napoli "L'Orientale", rappresenta la più recente e migliore base di partenza per tentare di dare una risposta a questi quesiti. Fotografando le grandi trasformazioni che hanno caratterizzato la realtà turca degli ultimi anni, Nocera sottolinea come «in meno di dieci anni la Turchia ha visto la vittoria di un partito di ispirazione islamica, l'avvio dei negiziati di adesione all'Unione Europea, una crescita economica esponenziale, l'affermazione di un ruolo chiave sulla scena internazionale». Inoltre, proprio le pressione della Ue sul governo turco «per una maggiore tutela dei diritti umani», nell'ipotesi di un ingresso del paese nell'Europa politica, hanno portato «a osservare con maggiore attenzione gli sviluppi legati alla questione delle minoranze, e in particolare alla questione curda».
Il processo, solo apparentemente paradossale, cui si è assistito negli ultimi dieci anni nel paese ha infatti visto da un lato diminuire progressivamente il ruolo dei militari, che erano stati per decenni, e fin dal secondo dopoguerra, all'ombra del rapporto consolidato con i loro alleati occidentali della Nato, i veri detentori del potere e dall'altro crescere una sorta di islamizzazione dal basso che ha trovato nell'Akp di Erdogan il proprio vettore politico. Con il risultato che mentre si apriva una nuova fase di democratizzazione della società turca, la stessa finiva per subire nuove minacce nel senso di una sua possibile sottomissione ai diktat della fede. In realtà proprio l'Akp, sostenitore al suo debutto di quella che Nocera definisce come una "democrazia conservatrice", si è fatto interprete di una volontà di cambiamento che appare oggi come irreversibile. «Il processo di riforme, a cui ha dato un forte impulso il percorso di integrazione della Turchia nell'Unione Europea, ha modificato il sistema politico e giuridico del paese, ampliando i margini dell'arena politica e determinando lo sviluppo di pratiche politiche. - spiega l'autrice di La Turchia contemporanea, prima di aggiungere - Più in generale, è il concetto stesso di democrazia ad aver conosciuto una ridefinizione significativa, per cui pare difficile oggi pensare a una riaffermazione di quei poteri forti, rappresentati in modo emblematico dai militari, che porterebbe inevitabilmente a una netta inversione di tendenza». Quanto alla minaccia di una "islamizzazione" crescente della società, la stessa Nocera sottolinea come «gli assi binari, laicità-religione, tradizione-modernità, Oriente-Occidente, che hanno da sempre compresso le dimensioni plurali della società turca e guidato le interpretazioni del paese (...), si sono aperti in un articolato sistema in cui elementi apparentemente contrapposti coesistono e generano processi dinamici».
Una sfida resta però sullo sfondo e fa da corollario all'atteggiamento di chiusura verso Ankara espresso da diversi paesi europei: quella rappresentata da una torsione della politica turca che, di fronte ai tanti "no" subiti nella Ue si sta già indirizzando soprattutto verso Oriente. Ciò che con qualche cautela Nocera descrive come «il nuovo orientamento assunto dall'Akp, che vede il paese impegnato su più fronti, dal Medio Oriente al Caucaso, fino ad arrivare in Cina e in America Latina» e che «permette al governo di Erdogan di dare prova anche sulla scena internazionale del dinamismo che sta vivendo il paese e di consolidare la legittimità della Turchia come paese democratico, moderno e islamico».


Liberazione 14/06/2011, pag 6

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