giovedì 20 gennaio 2011

Front National, l'"effetto Marine Le Pen" minaccia Sarkozy

Il XIV congresso del partito razzista, riunito a Tours, elegge la figlia dell'ex leader Jean Marie

Guido Caldiron
Il futuro del Front National? Porta lo stesso nome del suo passato, va a dire Le Pen. Jean Marie, l'uomo che ha incarnato fino ad oggi la sfida populista e xenofoba alla democrazia francese, ha lasciato ieri la guida del partito a sua figlia Marine. Ma ciò che è accaduto a Tours, dove i delegati frontisti, riuniti in questo weekend per il loro XIV congresso nazionale, hanno scelto a maggioranza che sarà lei a guidare il partito d'ora in poi, non rappresenta solo un passaggio di testimone tra una generazione e l'altra della famiglia Le Pen - ottandue anni il padre, quarantadue la figlia -, ma un ulteriore evoluzione nel percorso dell'estrema destra transalpina. Ad annunciare la kermesse del Front, indicando fino in fondo il clima sociale in cui si svolge, è stato infatti un sondaggio commissionato da Le Monde e France Inter, e i cui risultati sono stati diffusi giovedì, che segnala come il 22% del campione interpellato si dichiari completamente d'accordo con le posizioni del partito nazionalpopulista, un anno fa era il 18%, mentre ben il 32% di chi simpatizza per la formazione neogollista del presidente Nicolas Sarkozy, l'Ump, guardi con simpatia alle idee del Front National. Inoltre, come ha fatto notare Edouard Lecerf, direttore dell'istituto demoscopico che ha realizzato il sondaggio, il Tns-Sofres, il 50% dei simpatizzanti di destra, Fn compreso, di cui il 43% sostenitori dell'Ump, desiderano che vi sia un'alleanza globale tra il partito da Sarkozy e quello di Le Pen. Un risultato che Le Monde ha tradotto con il titolo: «L'effetto Marine Le Pen: il Front National seduce sempre più i simpatizzanti della destra classica».
Nato nel 1972 come federazione dei gruppi dell'estrema destra francese, sotto la guida degli uomini di "Ordre Nouveau" e diretto fino ad oggi da Jean Marie Le Pen, un passato da paracadutista nelle guerre d'Indocina e d'Algeria e da deputato poujadista alla fine degli anni Cinquanta - il movimento guidato da Pierre Poujade aveva alcuni punti in comune con quello italiano dell'"Uomo qualunque" fondato da Guglielmo Giannini -, il Front National ha fatto in qualche modo da apripista per tutte le nuove destre europee, indicando fin dagli anni Ottanta nella lotta all'immigrazione l'orizzonte dietro cui ricomporre le culture politiche sconfitte nella Seconda guerra mondiale e indicare un'uscita "da destra" alla crisi del welfare e all'avvento della globalizzazione che stavano nel frattempo nutrendo lo sviluppo di nuove formazioni populiste e identitarie. Superando il Pcf nella raccolta del voto operaio e costruendo le proprie roccaforti elettorali nel Mezzogiorno, nelle ex zone industriali del Nord e dell'Est e tra i ceti medi delle periferie urbane, il Front si è progressivamente imposto nel panorama politico del paese, raggiungendo una media nazionale intorno al 15% dei consensi, ma con punte superiori al 25/30% in alcune zone. Un'ascesa in apparenza inarrestabile, culminata, in occasione del primo turno delle elezioni presidenziali del 2002, nella sconfitta del candidato socialista Lionel Jospin da parte di Jean Marie Le Pen, battuto poi dal gollista Jacques Chirac grazie alla mobilitazione "antifascista" di tutte le forze politiche democratiche.
E' in questo vasto bacino di voti che ha cercato di pescare negli ultimi anni Nicolas Sarkozy, moltiplicando i segnali di attenzione verso coloro che vivono con ansia e paura la presenza musulmana in Francia, mettendo l'accento sull'insicurezza delle metropoli e delle loro banlieue e dando il via a un paradossale dibattito sull'identità nazionale, in una società che è frutto di almeno due secoli di immigrazione di massa, che serviva solo ad alimentare l'allarme per "l'invasione" di arabi e africani. Solo che, dopo aver spostato molti consensi dal Front National all'Ump, il partito del Presidente della Repubblica, questa strategia si sta rivelando non solo sbagliata, visto che ha contribuito a legittimare le tesi razziste di Le Pen, ma anche controproducente. Il vecchio partito xenofobo sta infatti recuperando attenzione e consensi e rischia di poter influenzare in futuro le scelte dello stesso Sarkozy. Alla base di questa ripresa ci sono sia gli errori della destra conservatrice che il nuovo appeal che il Front sta iniziando ad acquisire grazie alla figura di Marine Le Pen.
Nata nel 1968, avvocato, tre figli e un divorzio alle spalle, Marine Le Pen sembra aver rotto, almeno in superficie, con i clichè dell'estrema destra: parla senza tabù di aborto e famiglia, evita le volute trasgressioni e i giochi di parole negazionisti o antisemiti che hanno reso tristemente celebre suo padre, si presenta come una donna che lavora, con i piedi per terra e senza particolari rimandi ideologici - c'è addirittura in Francia chi parla per lei di un "effetto all'italiana", evocando la figura di Gianfranco Fini, ma i paragoni sono solo apparenti. E' con questo profilo, accompagnato da uno sguardo triste e da un sorriso misurato che la rende simile a tanti "piccoli francesi" (bianchi) che è riuscita gradita al pubblico televisivo nel corso di ogni sua apparizione e che ha saputo attrarre l'attenzione degli elettori della destra repubblicana. Questo almeno fino alla metà di dicembre quando a Lione ha paragonato le preghiere in strada dei musulmani al periodo dell'Occupazione nazista. «Quindici anni fa è arrivato il velo. Poi è stata la volta del burqa. E poi ecco le preghiere per strada. - ha spiegato davanti ad alcune centinaia di militanti frontisti, prima di aggiungere - Con il risultato che oggi ci sono almeno dieci, quindici luoghi dove con una certa regolarità ci sono persone che si accaparrano del territorio. A quelli che amano, soprattutto quando si tratta di criticare il Front National, ricordare l'Occupazione durante la Seconda guerra mondiale, dico che siamo qui per parlarne, di Occupazione. Perché questo, l'utilizzo della strada pubblica per riunirsi in preghiera, è occupazione del territorio. Certo, non ci sono soldati e carri armati, ma è un'occupazione».
Non si trattava di una casuale impennata estremista. Conquistato il cuore di una parte dei francesi, Marine Le Pen ha dovuto infatti raggiungere anche un altro traguardo: convincere i quadri e i dirigenti del partito, alla ricerca di un successore di suo padre per la guida del Front National, che lei di Le Pen non ha solo il nome. E che, nel suo tentativo di rinnovare il volto pubblico della formazione di estrema destra, non vuole trasformarne completamente l'identità profonda. Del resto, quello che è stato il suo principale avversario nella corsa alla presidenza del Fn, l'ex docente di giapponese dell'Università di Lione Bruno Gollnisch, incarnava proprio la continuità più assoluta rispetto alla storia frontista, con tanto di frequentazioni tra i negazionisti della Shoah e i diversi ambienti del neofascismo. I pronostici della vigilia davano Gollnisch, eterno numero due del fondatore, uomo dell'apparato e delle tessere, in leggero vantaggio su Marine Le Pen, che era invece già molto più popolare del rivale all'esterno del partito. Quel che è già certo è che con lei, che paradossalmente porta il nome dell'uomo che ha rappresentato il passato del partito, il Front National può immaginare ora di avere ancora un futuro da giocare nella politica francese. Cosa che non era altrettanto evidente nel caso di una sua sconfitta. Di Marine Le Pen sentiremo ancora parlare a lungo.

Liberazione 16/01/2011, pag 8

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