giovedì 20 gennaio 2011

«Il sindaco Alemanno appeso ad un filo mentre la città affonda»

Paolo Berdini urbanista autore de "La città in vendita"

Daniele Nalbone
«Portare a casa una Giunta di "Yes Man"». E' questo, per l'urbanista Paolo Berdini, il vero obiettivo del sindaco Alemanno. «Questa crisi - ci spiega Berdini - servirà a registrare la macchina che sta viaggiando, tra mille difficoltà, verso le Olimpiadi del 2020. Così, per eliminare quel minimo di dialettica democratica, ovviamente sempre tra le righe e mai palese, che esisteva nella vecchia Giunta, Alemanno pretenderà dal suo partito, e viceversa, una squadra composta da politici, tecnici, passanti lì per caso che sottoscriveranno un patto. Il patto di chi vuole fare delle Olimpiadi del 2020 il nuovo modello di governance, sulla stregua di quanto sta accadendo a Milano con Expo 2015».

Una lettura, questa, supportata dalla decisione di Alemanno di sciogliere la Giunta comunale proprio mentre ci si avvicina a una data importante per il futuro del suo mandato come il 9 e il 10 febbraio quando si terranno gli Stati generali della città, occasione in cui verrà presentato il Comitato per Roma2020?
Esattamente. Quel giorno sapremo se Alemanno potrà continuare a governare. Se Gianni Letta accetterà l'incarico di presidente del Comitato, significherà che la nuova giunta è gradita a Berlusconi. Altrimenti, Alemanno dovrà pensare a come riciclarsi perché per lui il ruolo di sindaco sarà giunto al termine. Questo coup de théâtre, lo scioglimento della Giunta, è la dimostrazione del pieno marasma in cui versa l'amministrazione comunale. Marasma politico che purtroppo, da mesi, sta condannando Roma a una fase di totale stallo. Ora, a metà mandato, anche il sindaco si è reso conto che la sua barca sta facendo acqua da tutte le parti ed è giunto a questo gesto disperato che mostra tutta la debolezza di Alemanno come politico, prim'ancora che come sindaco di una città senza governo.

Come giudica questo momento politico che sta vivendo Roma?
In questo misero crollo della Giunta comunale c'è tutta l'incapacità di chi vorrebbe gestire i grandi affari che si stanno aprendo come una voragine sotto i piedi dei romani. Puntare tutto sulla straordinarietà, dalla Formula Uno alla "sostituzione" di Tor Bella Monaca fino ad arrivare alle Olimpiadi significa semplicemente consegnare la gestione della politica romana nelle mani degli speculatori. Oggi Roma è governata da un illustre sconosciuto alla classe imprenditoriale come Maurizio Flammini che ha buttato lì un progetto che, dietro il Gran Premio, nasconde solo la volontà di poter costruire sui terreni pubblici del quartiere Eur. Credo che neanche lui si sarebbe mai aspettato che dal Comune arrivasse tanto interesse a un progetto che, più il tempo passa, più si sta dimostrando come l'affare del secolo: costruire nuovi immobili, con la scusa di un Gran Premio, su terreni pubblici a rischio zero.

Il suo bilancio sui due anni e mezzo di governo Alemanno è quindi negativo.
Assolutamente. Valutando l'operato fin qui svolto dal sindaco di Roma, non posso che sottolineare due elementi. Il primo: l'assoluta continuità con le politiche devastanti di Veltroni, assolutamente discrezionali soprattutto in urbanistica. Della serie: faccio quello che voglio, come ad esempio mi invento un Gran Premio, tanto con lo strumento dell'accordo di programma posso andare in variante al piano regolatore ogni volta che ne ho bisogno. Il tutto, però, con l'aggravante che mentre, con Veltroni, esisteva, per quanto malato, un regista occulto o meno, oggi, con Alemanno, ognuno recita a soggetto. Chiunque parla, propone mega-progetti, mega-speculazioni, finte soluzioni e problemi finti o reali non fa differenza. Il secondo elemento riguarda invece l'Alemanno "amico e parente": in poco più di due anni e mezzo, questo sindaco è riuscito a collocare 4mila persone. Della serie: prima che la barca affondi, mi porto via tutto ciò che c'è di valore.

In tutto questo, Alemanno continua a ripetere che la decisione di sciogliere la Giunta è dovuta alla necessità di dar vita a un nuovo crono-programma. Contestualmente il vice-coordinatore regionale del Pdl, Alfredo Pallone, spiega che la priorità della nuova giunta saranno il tema della casa. Oltre che Roma Capitale, ovviamente.
Qui emerge tutta l'incapacità di questi governi, tanto locali quanto nazionali. Pallone non può non sapere che con il Milleproroghe il governo Berlusconi ha tolto ogni potestà istituzionale ai comuni in tema di casa. E allora, come può dire che la casa sarà al centro dell'operato della nuova Giunta se il suo stesso governo, a livello nazionale, si è accentrato ogni prerogativa sul problema abitativo? Questo è il gioco delle parti, lo sappiamo. Ma questo gioco ha portato Roma al fallimento. Un fallimento che nemmeno Roma Capitale potrà evitare.

Liberazione 12/01/2011, pag 4

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