mercoledì 19 gennaio 2011

«Il trucco del milleproroghe, una porcata demagogica»

Gian Antonio Stella giornalista, saggista

Stefano Galieni
Gian Antonio Stella è una firma importante del giornalismo italiano. Gli editoriali pubblicati sul Corriere della Sera, i tanti libri che lo hanno fatto conoscere al grande pubblico, da La casta a Schei, L'Orda, Negri, froci e giudei, solo per citarne alcuni, costituiscono spunto di riflessione. Ed è perciò interessante sentire la sua opinione sui tagli all'editoria che stanno mettendo a rischio tante testate.
«Mi auguro che alla fine vinca il buon senso. A me questa storia fa venire in mente i cartelli che si trovano ancora nei negozi con la scritta "per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno". Alcuni hanno fatto i furbi, profittando delle leggi di aiuto a strumenti di partito. Si sono finanziati giornali commerciali, che non se la sentivano di giocarsela in edicola alla pari. Hanno ottenuto sovvenzioni partitini improbabili di cui nessuno ha mai conosciuto l'esistenza. Col risultato che si è trovato il pretesto per operare il taglio. Spero che i veri giornali di partito vengano garantiti, affogarli sarebbe una perdita per tutti. Bada bene mi riferisco a tutti i giornali di partito, che mi piacciano o meno, da Liberazione alla Padania. Questo anche se molto spesso non condivido o sono in totale disaccordo con quanto vi è scritto. E questo vale anche per altri, per il manifesto come per Il Secolo. Devono vivere. Se vivessimo in una società perfetta, se si andasse tutti a giocarsela in modo pulito in edicola, sarebbe difficile giustificare gli aiuti statali, ma ci dovrebbe essere una concorrenza reale. La società italiana non è così: c'è l'utilizzo monopolista, anche se non ufficialmente statale della posta e quindi della distribuzione postale, c'è una raccolta pubblicitaria falsata da un conflitto di interessi grande come una casa. Un conflitto a cui ci si è rassegnati, al massimo ci si stupisce se ad ammetterlo sono Barbara Berlusconi o Fedele Confalonieri. Insomma il mercato non è certo cristallino e la situazione italiana non ha eguali nel mondo. Il finanziamento diventa così il male minore. Tra l'altro si parla di risparmi non dicendo che nel decreto milleproroghe ci sono prebende clientelari di ogni tipo, sono ben altri gli sprechi. A mio avviso oltre che i giornali veri di partito andrebbero garantiti anche quelli degli italiani all'estero. Cittadini corteggiati sotto le elezioni e poi dimenticati seguendo una tipica ipocrisia. Eppure questo è un paese di migranti, anche quei tagli andrebbero evitati».
Senza dimenticare che in caso di taglio confermato salterebbero anche 4000 posti di lavoro
«Per i colleghi a rischio la solidarietà è scontata ma meno sostenibile. Non può essere lo Stato a farsene carico, altrimenti si potrebbe teorizzare che assumendoli tutti negli uffici stampa il problema sarebbe risolto. Non è così. Certo, in questo caso si tratta di aziende private molto particolari ma il punto non è questo. Capisco il dramma di questi colleghi ma credo che il vero nocciolo sia il rispetto di voci della società che debbono potersi esprimersi nonostante un mercato falsato».

Lo scorso anno ci sono state manifestazioni per la libertà di stampa che però sembravano ignorare il problema delle piccole testate.
Non credo che ci siano egoismi in campo. Può darsi che mi sbagli ma non credo. Esiste un limite vero, per chi la pensa in modo radicalmente diverso, a condurre battaglie comuni. Non so se voi riusciate a condurre una lotta insieme a testate che per il resto sono su posizioni radicalmente differenti anche se, ci sono state prese di posizioni condivise. È vero che in tutte le aziende giornalistiche ci sono logiche aziendali, ma non credo ci sia l'egoismo del "mors tua vita mea" o la voglia di far sparire le piccole testate per rosicchiare piccole quote di mercato. Noi del Corriere fummo tirati in ballo perché anche i grandi giornali beneficiano di finanziamenti pubblici. Ma si tratta di quote residuali legate soprattutto alla questione delle distribuzione postale. Parliamo del 4,4 per mille (per mille!) del fatturato della Rcs quotidiani, ovvero l'uno per mille (per mille!) dell'intero fatturato della Rcs mediagroup. Ne faremmo tranquillamente a meno se il mercato non fosse falsato. Il nodo semmai è quello di giornali che incassano sotto varie forme di aiuti, chi il 10, chi il 16,3, chi addirittura il 20 per cento del fatturato».

Eppure i grandi quotidiani sembrano per ora ignorare quanto sta avvenendo.
Ci sono certamente altri che la pensano in maniera diversa da me. C'è chi dice che anche in queste condizioni deve valere la legge del mercato, punto e fine.

Cosa pensa della scelta di modificare la legge di stabilità, spostando col milleproroghe le risorse dall'editoria al volontariato?
La considero una porcata demagogica. Si è cercato maliziosamente il consenso della gente furente sui privilegi della casta. Ma questa è una questione diversa. Io resto scandalizzato dal fatto che si continui a garantire un finanziamento esagerato ai partiti. Non avviene in maniera così sostanziosa in nessuna parte del mondo. Il governo è arrivato a tagliare da subito la busta paga dei dipendenti pubblici rinviando al 2013 i tagli ai rimborsi elettorali. Questo non lo trovo giusto. Il taglio ai quotidiani di partito suona in questo senso come un dispetto e mi stupisco che la Lega Nord non abbia posto problemi. È vero che grazie al fatto di stare al governo gode di spazi (sia pure minori in rapporto al peso elettorale) in tv e sui giornali, ma non capisco come possa accettare questa legnata alla Padania. Giornale che, ripeto, non mi piace. Ma che arrivando in edicola, così come Liberazione, garantisce la mia libertà. Se non saranno più in edicola mi sentirò meno libero.

Cosa dovrebbe fare la Federazione nazionale della Stampa?
L'Fnsi dovrebbe fare di più. Non so cosa. Certi riti del passato sono stati svuotati dalla ripetitività e potrebbero rivelarsi controproducenti. Ma ha il ruolo per dire cose che non possono essere equivocate come "di destra" o "di sinistra". La Federazione deve cercare di garantire ai soggetti in campo la possibilità di andare in edicola per scontrarsi dialetticamente. Lo ritengo fondamentale per difendere la salute di una democrazia che già non sta benissimo…

Recentemente è stato approvato un regolamento che dovrebbe comunque porre fine ad una vera e propria giungla nell'erogazione dei finanziamenti. Lei come l'avrebbe scritto?
I finanziamenti vanno dati solo ai giornali di partiti veri. Partiti che fanno quotidiani che dichiaratamente vanno in edicola sapendo di non poter aspirare a competere con la grande stampa perché fanno un'altra cosa. Se Tizio, Caio e Sempronio formano l'Unione bocciofila proletaria o l'Unione bocciofila polentona, non vedo perché debbano pagarne le spese tutti i cittadini….

Liberazione 07/01/2011, pag 12

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