giovedì 20 gennaio 2011

Libano, Hezbollah vuole il premier: «Sia un uomo della resistenza»

Crisi di governo, il partito di Dio rilancia. Lunedì le consultazioni. Hariri in Turchia
Francesca Marretta
Poco più di un anno fa, quando divenne premier, Saad Hariri, dichiarò che il suo governo, nato dopo cinque mesi di dolorosa gestazione, era «l'immagine del Libano attuale. Riflesso, in apparenza, di contrasti confessionali e politici». Il suo governo, disse Hariri, avrebbe invece «provato al mondo intero di rappresentare un autentico accordo nazionale».
A quattordici mesi di distanza viene smentito. Il governo libanese è collassato sotto la spinta delle dimissioni di undici ministri, dieci dell'opposizione, che fa capo alle Forze dell'8 marzo, in cui il movimento sciita Hezbollah, fa la parte del leone pur con due rappresentanti su trenta nel governo, e un'indipendente.
Se il minstro dell'Energia Jibran Bassil, ha giustificato la defezione dicendo di voler dare «una chanche a un nuovo governo», dato che quello attuale è «un peso per i libanesi, incapace di governare», anche le pietre a Beirut, come altrove, sanno che la miccia della crisi è un'altra. E rimanda a uno dei punti dolenti che aveva ritardato la formazione dello stesso governo Hariri. Il fragile esecutivo libanese è sgretolato per la controversia che oppone maggioranza e opposizione sul Tribunale speciale Onu, istituito nel 2007, per indagare sull'assassinio dell'ex Primo Minsito, Rafiq Hariri, padre di Saad, saltato in aria insieme ad altre 22 persone al centro di Beirut nel 2005. Il tribunale indaga anche sulla lunga scia di attentati che in tempi recenti hanno causato numerosi morti in Libano e rischiato di destabilizzare il Paese. La divulgazione dei risultati dell'inchiesta sulla morte di Hariri, è imminente. E si sa già, secondo numerose indiscrezioni, che punta il dito contro Hezbollah. Proprio per questo, da mesi, il Partito di Dio, ne chiede la sconfessione a Beirut, definendo lo stesso tribunale una marionetta di Israele e Usa che utilizza «falsi testimoni». Il terremoto politico libanese si è scatenato, non a caso, mentre Hariri veniva ricevuto da Barack Obama a Washington. Una mossa che non avrebbe potuto provocare maggiore imbarazzo al Premier del Paese dei Cedri, leader delle Forze del 14 marzo, coalizione filo-occidentale di maggioranza parlamentare.
Gli Stati Uniti, sono insieme all'Arabia Saudita, alleati di Hariri. Siria e Iran sostengono invece le Forze dell'8 marzo. La dimissione dei ministri libanesi è seguita al fallimento di un'iniziativa di mediazione presa da Damasco e Ryad per evitare l'attuale crisi. Il nulla di fatto dell'iniziativa araba va attribuito, appunto, allo scontro interno libanese sulla legittimità del Tribunale speciale per il Libano. Uno scontro che non si esaurisce con la caduta di un governo per formarne un'altro, chissà poi quando.
Se per dar vita al governo Hariri, il Presidente Suleiman sudò per cinque mesi, oggi ha di fronte un'impresa ancora più ardua. Da lunedì avvierà le consultazioni con i gruppi parlamentari. Intanto, ha cheisto ad Hariri, che rientrerà in Libano nelle prossime ore, dopo consultazioni a Parigi e in Turchia sulla crisi, di rimanere in carica durante la transizione per la formazione di un nuovo esecutivo con pieni poteri. L'opposizione ha messo il veto a un reincarico ad Hariri, che però la maggioranza intende riconfermare. E' dunque prevedibile che Suleiman gli conferisca l'incarico. Ma è evidente che sarà quasi impossibile arrivare al varo di un Hariri due. Parlando come se avesse vinto le elezioni, Hezbollah, consapevole di essere lo Stato nello Stato, grazie alla sua forza militare, chiede che come prossimo Premier sia scelto un politico con una «storia di resistenza nazionale» alle spalle. In base alla Costitizione, in Libano il Presidente dev'essere un cristiano maronita, il Premier, un sunnita, e lo speaker parlamentare uno sciita. La formula per il governo di unità nazionale prevede 15 ministri alla maggioranza, 10 all'opposizione e 5 di nomina presidenziale. Per adesso, più che preoccuparsi del governo, i libanesi sperano di non risvegliarsi per scontri armati sotto casa, o peggio, coinvolti in un nuovo scontro regionale con Israele. In fondo le forze contrapposte in Libano sono una protuberanza dello scontro regionale Iran-Arabia Saudita, e rispettivi alleati internazionali.

Liberazione 14/01/2011, pag 6

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