mercoledì 19 gennaio 2011

«Soldati Usa in Pakistan» Le rivelazioni del Nyt scuotono Washington

Matteo Alviti
E' capitato raramente che il New York Times abbia sbagliato così grossolanamente. Anche per questo le smentite che la Nato e l'Isaf si sono affrettate a dare ieri dicono molto più di quanto neghino. Il vicecapo delle comunicazioni della Nato, Gregory Smith, non ha dubbi: «Non c'è assolutamente nessun elemento di verità nell'articolo del Nyt, secondo cui gli Stati Uniti starebbero pianificando operazioni di terra in Pakistan».
Solo il giorno prima, il quotidiano di New York aveva pubblicato un articolo in cui, citando fonti militari rimaste anonime, spiegava come alcuni comandanti statunitensi impegnati in Afghanistan stessero spingendo molto sulla politica per estendere al vicino Pakistan le operazioni speciali - leggi la caccia ai taliban irriducibili. A tanto sarebbe arrivato il senso di frustrazione dei militari che vedono sfuggirsi gli avversari oltre confine, dove trovano rifugio e tempo per riorganizzare gli attacchi.
Finora sul Pakistan sono volati tanti droni, gli aerei senza piloti ma carichi di bombe. Quest'anno ci sono state almeno 110 operazioni - 50 solo da settembre. Al contrario sono stati molti meno gli sconfinamenti di terra, almeno quelli poi divenuti noti alle autorità pakistante e alla stampa. Per lo più si è trattato di operazioni condotte da milizie afghane guidate dalla Cia, i Paktika, che hanno operato nelle zone tribali di confine. In almeno un caso si sarebbe trattato di un attacco militare vero e proprio a un deposito di armi dei taliban. Ma l'impiego di truppe di terra Isaf - la forza Nato a guida statunitense impegnata in Afghanistan - non era mai stato preso in seria considerazione per il timore di provocare una rivolta nel già instabile vicino, guidato a fatica dal vedevo di Benazir Bhutto, Asif Ali Zardari.
I militari punterebbero invece ora sull'intervento di truppe speciali incaricate di compiere azioni mirate, come l'uccisione o la cattura di uomini di al Qaeda in grado di condurre e coordinare le azioni d'attacco contro i militari dell'Isaf. «Non siamo mai stati tanto vicini a ricevere il via», avrebbe detto al Nyt un ufficiale di alto grado.
Sulla decisione di sconfinare in Pakistan, nella regione del Waziristan del nord, peserebbe anche l'approssimarsi del termine per l'inizio del ritiro annunciato da Obama - a partire dal prossimo luglio fino al 2014 o 2015. Ma quella che per ora è ancora solo un'ipotesi - o forse già non più, grazie all'intervento del Nyt - rimane materia di controversia: per alcuni ufficiali l'ingresso in Pakistan sarebbe una mossa addirittura controproducente. A meno che non sia diretto all'eliminazione mirata di leader di al Qaeda.
Comunque sia, la Nato ieri ha smentito radicalmente l'ipotesi dello "sconfinamento" di truppe di terra. In corso c'è solo una proficua cooperazione con l'esercito di Islamabad, ha riferito ancora il portavoce Gregory Smith. Del resto ieri l'ambasciatore pakistano a Washington Husain Haqqani ha ribadito che il suo paese «non accetterà truppe straniere sul suo territorio. Una posizione che ormai è ben nota».

Liberazione 22/12/2010. pag 8

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