venerdì 28 gennaio 2011

Palestina, nelle carte segrete l'Anp "regala" Gerusalemme

I "Palestinian papers", 1700 documenti svelano i "cedimenti" di Abbas a Tel Aviv
Francesca Marretta
In questi anni di negoziati falliti, l'Anp ha fatto grandi concessioni a Israele. Offerte di cui non si conosceva la portata. Lo rivelano documenti noti come "Palestinian papers", diffusi nelle scorse ore dalla televisione qatariota al Jazeera e dal quotidiano britannico The Guardian. Dossier redatti da funzionari palestinesi, americani e britannici, di cui l'Anp di Abbas respinge la veridicità, gridando allo scandalo e al complotto.
Finora, dei circa 1600 documenti da cui provengono le rivelazioni, si conoscono quelli relativi alle trattative avviate subito dopo la conferenza di Annapolis. Rvelazioni che evidenziano concessioni dei negoziatori palestinesi alla controparte israeliana, sia sugli insediamenti, che sul negoziato relativo ai luoghi sacri di Gerusalemme. Nel 2008, ad esempio, l'ex premier dell'Anp Ahmed Qurei avrebbe detto si all'annessione a Israele di tutti gli insediamenti ebraici costruiti illegalmente dopo il 1967, a Gerusalemme, tranne che Har Homa (Jabal Abu Ghneim).
I palestinesi sarebbero stati disposti anche a scambiare parte del quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme est, con altri territori. L'Anp era pronta anche a trattare con Israele per affidare il controllo della Spianata delle Moschee a un comitato internazionale. Sarebbe stata questa la «soluzione creativa» proposta dal capo-negoziatore palestinese Saeb Erekat a George Mitchell (inviato Usa per le trattative di pace in Medio Oriente) in un incontro dell'ottobre 2009. «Per la Città Vecchià, sovranità alla Palestina, eccetto il quartiere ebraico e parti di quello armeno. Haram può essere lasciato da discutere. Avete i parametri della formula Clinton. L'unica cosa che non posso fare è convertirmi al sionismo», avrebbe detto Erekat.
Altri leaks che seguiranno, ha anticipato al Jazeera, mostrano un livello di cooperazione per la sicurezza tra Israele e l'Anp che va ben oltre ciò che appare ufficialmente.
Di fronte alla diffusione dei dossier riservati, il Presidente pakestinese Abbas, dirigenti importanti dell'Olp come Yasser Abed Rabbo e diretti interessati nel negoziato, come Eraket, accusano al Jazeera e l'emiro del Qatar di tramare contro Ramallah agendo in favore di Hamas e Israele. Il movimento islamico che controlla Gaza cavalca la tigre, e coglie l'occasione per attaccare a testa bassa il Presidente Abbas e l'Anp. Ancora ancora una volta, come già accaduto per le rivelazioni di WikiLeaks, Bibi Netayahu, capo del governo di destra israeliano, gongola. L'esecutivo di cui è vice lo xenofobo Avigdor Lieberman, si rallegra sia di assistere all'ennesimo confronto nell'arena palestinese. Come pure di fare la parte di chi non chiede, in fondo, oggi, più di quello che i palestinesi stessi si erano già impegnati a dare a Olmert e Livni, massimi esponenti di un'Amministrazione schierata nettamente più a sinistra rispetto a quella attuale.
Al di là dei contenuti, le rivelazioni dei documenti riservati relativi alle trattative degli ultimi anni tra Anp e Israele, diffusi nelle scorse ore, mettono sotto gli occhi di tutti, un elemento preciso. E peraltro noto. Ovvero che il confronto tra palestinesi e israeliani, nelle trattative per il processo di pace su questioni come il diritto al ritorno dei profughi, gli insediamenti o lo status di Gerusalemme, è quello che esisterebbe tra Davide e Golia. Senza bisogno di specificare chi sia il gigante. Le stesse rivelazioni mostrano poi che nonostante la portata delle concessioni offerte dai palestinesi a Israele, la risposta, è stata la solita porta sbattuta in faccia. E senza che gli Usa intervenissero per dire a Israele: «Ma che volete di più?». Se è vero, che le cose dette tra i negoziatori palestinesi a porte chiuse non sono state presentate nella loro integrità al popolo palestinese, è vero anche che si trattava di negoziati, per i quali è sempre valso il principio del «nulla è concordato, finché tutto è concordato». Mentre non cambia niente nella sostanza dell'encefalogramma piatto di un processo di pace in cui Israele fa l'asso pigliatutto, continuando a costruire su quello che dovrebbe, un giorno, diventare lo Stato palestinese, le rivelazioni diffuse da al Jazeera mettono in luce la disperazione, ma anche la pochezza, di una debolissima leadership palestinese. Contro cui ora Hamas, impopolare nella Gaza che governa (basta restarci per qualche giorno e parlare con la popolazione, le donne in particolare), punta il dito, per il proprio tornaconto politico, gridando al tradimento del popolo. Abbas ha detto ieri al Cairo, ospite dall'omologo Mubarak, che la faccenda delle rivelazioni fa deliberatamente confusione sulle posizioni dei negoziatori israeliani e palestinesi. Insomma, dice Abbas, le proposte attribuite a noi venivano da parte israeliana e mischiare le carte è intenzionale. Il quotidiano israeliano Ma'ariv ha suggerito che la gola profonda dell'intera operazione per screditare l'Anp sia il silurato numero uno di Abbas, l'ex pupillo Mohammed Dahlan. Ex ministro ed ex capo dei servizi di sicurezza, Dahlan è attualmente sottoposto a indagini per verificare se il suo patrimonio personale sia frutto di sottrazioni illecite alle casse dell'Anp. Ma l'ex uomo forte di Gaza è caduto dalle stelle alle stalle, in seguito a un braccio di ferro col Presindente palestinese. Dahlan era sospettato di preparare un golpe contro Abbas. A rimetterci, in questa situazione, sono, tanto per cambiare, i palestinesi. Indipendentemente dal colore politico.


Liberazione 25/01/2011, pag 7

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