mercoledì 19 gennaio 2011

Sadr: retorica anti-Usa, e addio alle armi

Nel primo discorso, l'imam appoggia Maliki
E' appena tornato in Iraq e fa già parlare di sé. La prima uscita pubblica del 39enne Moqtada al Sadr al ritorno dall'esilio in Iran non è passata inosservata. Davanti alla folla della sua Najaf, l'imam sciita si è distinto per due cose: la retorica e l'incitamento alla resistenza anti-americana, il pieno sostegno al governo al Maliki, che sostiene con sette ministri e con i suoi 39 deputati eletti all'Assemblea nazionale.
Discorsi in contraddizione tra loro? Niente affatto. Dopo aver fatto urlare alla folla «No, no, no America», tuonato contro gli occupanti e attaccato Israele (un tema caro all'Iran dal quale è appena tornato), Al Sadr ha infatti spiegato che «Siamo ancora dei combattenti e stiamo ancora resistendo all'occupazione, militarmente, culturalmente e in altre forme» aggiungendo però che l'uso delle armi è «solo per la gente di armi» - probabilmente un riferimento al nuovo esercito e alla nuova polizia iracheni.
Del resto, il sostegno al nuovo governo implica necessariamente il mantenimento della calma. Come anche l'impegno degli americani ad andarsene. In entrambi i casi, una nuova stagione di guerriglia complicherebbe le cose. E questo, a un imam popolare che ha appena deciso di partecipare ad una coalizione di governo, non conviene. Parlando del sostegno al governo, Al Sadr spiega: «Se il governo governerà e fornirà servizi agli iracheni, noi lo sosterremo». E se non ci riuscisse: «Ci sono strumenti della politica per riformarlo». Addio guerriglia, quindi.
L'incanutito Moqtada cerca di rifarsi un'immagine con tutto il popolo iracheno, anche con coloro che non hanno proprio un bel ricordo delle azioni dei suoi miliziani. Uno dei motivi per cui l'imam ha passato quattro anni a Qom, la città santa degli sciiti, è per evitare di essere invischiato nelle accuse mosse all'esercito del Mehdi, la sua milizia, di aver perpetrato omicidi e rapimenti su base etnica contro i sunniti. E' per queste ragioni che Moqtada ha spiegato: «Quello che è stato è stato, ma quella pagina va girata e dimenticata per sempre» e nessun fratello iracheno dovrà più alzare le mani contro un altro. I sunniti tirano un sospiro di sollievo.
m. mazz.

Liberazione 09/01/2011, pag 7

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