sabato 31 luglio 2010

Caccia al greggio nel Mediterraneo. Bp punta in Libia, Shell in Sicilia

L'ombra di Lockerbie sui permessi libici. Trivellazioni nel giro di alcune settimane a 500 Km dall'Italia

Simonetta Cossu
La Bp inizierà tra qualche settimana attività di perforazione al largo della Libia. Lo scrive il Financial Times rinfocolando la polemica sul ruolo della compagnia petrolifera e dello stesso governo di Londra nel rilascio del prigioniero libico condannato per la strage di Lockerbie. La notizia arriva infatti a pochi giorni dalla audizione della Commissione Affari Esteri del Senato Usa, il 29 luglio, dei vertici di Bp sull'affare Lockerbie. Bp è accusata di aver esercitato lobby sul governo britannico per ottenere la liberazione di Megrahi in cambio del contratto di esplorazione di idrocarburi in Libia. In una lettera ai parlamentari Usa il ministro degli Esteri inglese William Hague ha ribadito che «non c'è evidenza» di un coinvolgimento del governo britannico nell'affare Lockerbie. Per quanto riguarda l'azione di lobby esercitata da Bp per il rilascio in cambio della concessione. Hague ha spiegato che si tratta «di una normale e legittima pratica da parte di una società britannica».
Ora una indiretta conferma arriva dal quotidiano britannico che mette in grave imbarazzo tutti i protagonisti di questa vicenda.Stando alle notizie riportate da Ft la perforazione avrà luogo nel Golfo di Sirte di cui Bp ha acquisito i diritti nel 2007. Il punto dove si scaverà si trova a 1,700 metri di profondità, il che significa ad una profondità superiore di 200 metri rispetto al pozzo Macondo nel Golfo del Messico esploso il 20 aprile scorso provocando la morte di 11 operai della piattaforma e scatenando il più grave disastro ambientale della storia Usa.
La notizia è confermata dallo stesso management della Bp che ha reso noto che le perforazioni inzieranno tra qualche settimana.
Inoltre il luogo scelto da Bp per perforare si trova all'interno di quella area che viene chiamata la "Linea della morte", area che nel 1980 il colonnello Gheddafi disegnò sulle mappe nautiche per rivendicare la sovranità libica su quel tratto di mare. E' la stessa area dove nel 1986 avvenne il confronto navale tra le corvette da guerra di Reagan e quelle libiche. Nessun governo ha avanzato richiesta sull'area in questione.
Quello che appare incontrovertibile è l'accelerazione di Bp. Sotto inchiesta negli Usa, bloccata dalla decisione di Barack Obama di imporre la moratoria sulle trivellazioni, British Petroleum è alla ricerca di nuove aree per alimentare la sua esistenza: il Mediterraneo appare essere la nuova area di conquista. E Bp non è sola. Diamond Offshore compagnia Usa di trivellazioni sposterà la sua piattaforma dal Golfo del Messico in Egitto, l'australiana APX inizierà la prossima settimana a perforare davanti alle coste della Tunisia mentre La Shell ha già pronti i piani per sondare l'area al largo della Sicilia. E proprio l'Itala viene citata dal Ft. Secondo il quotidiano britannico il governo italiano ha già concesso 21 nuovi permessi di esplorazione. I nuovi limiti imposti dopo il disastro del Golfo del Messico non hanno valore retroattivo ma riguarderanno solo i futuri permessi. Come dire si potrà trivellare e agire come avveniva prima del disastro Usa e non avranno applicazione sui permessi già concessi.
E non è un caso che i governi di Italia, Grecia e Malta, gli Stati interessati dal futuro sfruttamento si siano ben guardati dal commentare i piani libici. A rendere la cosa ancora più palese le scorse settimane la proposta del commissario europeo all'Energia, Gunther Oettinger, di imporre una moratoria sulle perforazioni nell'area mediterranea è stata bocciata proprio dai paesi interessati.
Quello che si prepara è un disastro annunciato. Il Mediterraneo già paga un prezzo molto alto al greggio: un quarto del petrolio in circolazione passa attraverso quella zona e secondo le stime tra le 150 mila-600mila tonnellate finiscono in mare producendo effetti già pesanti sul pesce e sulla catena alimentare. Ma tranquilli la Bp ha già fatto sapere che in caso di incidente al largo della Libia ha già predisposto «piani dettagliati per intervenire». Chi ha qualche dubbio chieda in Louisiana.

Liberazione 25/07/2010, pag 7

Nessun commento: