Il segretario al Cpn promuove una mobilitazione contro governo, Fiat e Bce
Stefano Galieni
«Parto da due elementi che non erano affatto scontati. Il primo è il successo straordinario nella raccolta di firme per i referendum sull'acqua, il secondo il voto dei lavoratori di Pomigliano D'Arco. Due fatti che, per la loro portata politica, sociale e simbolica, dimostrano che questo non è un Paese pacificato. Quello che oggi manca è una capacità di offrire agli elementi di resistenza che si registrano uno sbocco politico». Ha iniziato in questa maniera Paolo Ferrero, segretario del Prc la sua lunga relazione alla prima giornata di riunione del Comitato Politico Nazionale. Si è a lungo soffermato sulle vicende di Pomigliano perché queste vanno ben oltre quello stabilimento. Secondo il segretario, l'operazione portata avanti quasi in contemporanea da Berlusconi e da Marchionne, vuole legittimare la possibilità di stravolgere la costituzione rompendo il contratto nazionale di lavoro, limitando il diritto di sciopero, schiacciando l'informazione e più in generale estromettendo il conflitto. I tentativi di modifica costituzionale, agiti direttamente o indirettamente di fatto portano a due possibilità o perdi il posto di lavoro o accetti la schiavitù. In pratica la volontà di uccidere definitivamente la sinistra, al nord utilizzando la Lega e al sud mediante i padroni. Le forze della sinistra di alternativa avevano anzitempo compreso la portata della crisi economica e mentre Cina e Stati Uniti trovano modo di uscirne, anche rafforzati- Obama e la Federal Reserve stanno attuando politiche che per il Pd nostrano sembrano bolsceviche - l'Europa si avvita in una spirale deflattiva in cui calano Pil e tagli, con un effetto a catena. Se verranno modificati come pare i Trattati Europei in materia economica, per i prossimi anni si dovranno fare finanziarie da 20 mld di euro l'anno che distruggeranno la vita delle persone. Ferrero ha paragonato la fase attuale ad una "Weimar al rallentatore", visto che a tale disastro economico corrisponde una opposizione parlamentare che considera oggettiva e non discutibile la globalizzazione capitalista e al massimo chiede ai padroni di essere meno cattivi. Se questa analisi è giusta, la linea politica che deve derivare è che non c'è più spazio per un riformismo borghese. Perché si vive in un Paese in cui il 10% delle persone detiene il 60% delle ricchezze mentre il 60% delle persone sopravvive con il 10%. E se è difficile prevedere gli sbocchi politici e i futuri assetti di una maggioranza in crisi e di una opposizione parlamentare inesistente, il Prc, e la Federazione della Sinistra che finalmente giunge a congresso, debbono impegnarsi, partendo da alcuni presupposti. Totale contrarietà a rimescolamenti interni a questo schieramento parlamentare, alleanza democratica ampia per andare alle elezioni e cacciare Berlusconi, indisponibilità ad essere coinvolti in eventuali coalizioni di governo e battaglia per una riforma elettorale che sancisca la fine del bipolarismo e delle logiche maggioritarie, per un ritorno al proporzionale che riporti spazi di democrazia. Perché ciò si possa determinare è necessario intanto realizzare quello spazio di riunificazione a sinistra, da mantenere aperto, che è la Federazione. Sta per essere varato il documento congressuale che porterà la Federazione a congresso in autunno secondo la logica "una testa un voto" e questo risultato è secondo il segretario del Prc un fatto positivo e affatto scontato. Quella che nasce è una forza che ha fatto la scelta di essere autonoma dal PD. Nel frattempo però deve partire una proposta di mobilitazione, magari lanciata da lavoratori in lotta, che individuando come avversari Berlusconi, Marchionne e la Bce, riporti in piazza il grande patrimonio della sinistra politica che va da SEL al Pcl, il sindacalismo di classe confederale e di base, i movimenti, i soggetti che non si vogliono rassegnare al neoliberismo. Una mobilitazione unitaria sui contenuti e sulle proposte concrete, capace di riaccendere entusiasmi e voglia di partecipare. Che sia anche in grado di connettersi con la necessità di guardare anche all'Europa- il 29 settembre ci sarà a Bruxelles una manifestazione del Ces - dicendo parole immediate come redistribuzione del reddito e riduzione degli orari di lavoro. In Italia, secondo Ferrero è necessario lanciare campagne al Sud, per il salario sociale e al Nord, contro la Lega, sia per opporsi all'egoismo xenofobo, sia perché in realtà quel partito si sta dimostrando come incapace a risolvere i problemi derivanti dalla crisi. Mettendo in piedi questa mole di lavoro si potrà dar vita poi, ad una nuova campagna referendaria, questa volta sulle questioni del lavoro e della precarietà. Il segretario si è poi dilungato su due questioni che riguardano la vita interna del partito. Ha denunciato con forza i problemi derivanti da una sclerotizzazione della divisione in correnti:«Non serve a nulla cercare i responsabili di questa situazione - ha chiosato - occorre affrontare il superamento di una logica inaccettabile per un partito che non può permettersi queste divisioni». Nel documento che verrà proposto al Cpn oggi, questi temi vengono affrontati; Ferrero avrebbe preferito proporre da subito lo scioglimento delle aree e la definizione di uno spazio unico e comune in cui affrontare ogni questione, considera assurdo che si debba passare una parte del tempo a guardarsi le spalle in nome di divisioni incomprensibili all'esterno quando invece c'è necessità di un impegno comune per il partito intero. Il documento segna però la necessità imprescindibile di un cambio di passo, tanto a livello nazionale quanto nei territori da realizzarsi con celerità. La relazione si è conclusa con una richiesta, ripresa poi dall'intervento di Dino Greco, di impegnarsi seriamente nella campagna di rilancio del giornale. Senza mezzi termini si è riaffermato che o il giornale sopravvive - e per questo sono necessari abbonamenti e vendite che debbono fare innanzitutto i dirigenti - o stante la cappa di invisibilità mediatica, o è a rischio il partito stesso.
Liberazione 18/07/2010, pag 5
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