lunedì 12 luglio 2010

Crisi, l'Italia sul baratro. La più povera nell'Ue

Dati Ocse, ultimi per occupati e redditi da lavoro. La presa in giro della Cig

Fabio Sebastiani
17 milioni di posti di lavoro. E' questo il buco che la crisi ha provocato, in poco più di due anni, nell'occupazione dei paesi dell'area Ocse. Dal dopoguerra, mai così in basso. In Italia mancano all'appello mezzo milione di posti di lavoro ufficiali. Ma la situazione, oltre che dal lavoro nero che ammonta ad un quarto del Pil, è drogata dalla cassa integrazione, sopratutto quella straordinaria, che finirà nel 2010. Gli ammortizzatori sociali "nascondono" circa il 4% dei senza lavoro. L'Ocse, che ieri ha diffuso un rapporto sulle "Prospettive dell'occupazione" ("Employement outlook"), calcola che nel nostro paese il tasso di disoccupazione è dell'8,7%. Non va certo meglio per i salari, anzi. Il salario medio in Italia nel 2008 (ultimo anno per cui esistono i dati) è stato di 30.794 dollari (praticamente fermo a dieci anni fa), inferiore alla media dei Paesi dell'area Ocse che supera i 41.000 dollari. In Italia sono inoltre diminuite anche le ore lavorate, da 1.876 nel 1999 a 1.807 nel 2008.
Nel complesso dell'area Ocse i disoccupati sono oggi 47 milioni. Ma aggiungendo le persone che hanno smesso di cercare lavoro o sono a part-time e vorrebbero un impiego a tempo pieno, cioè i sotto-occupati, si arriva alla stratosferica cifra di 80 milioni. Un quadro che «rimarrà pressochè invariato sino alla fine del 2011», dicono gli esperti dell'Ocse.
La situazione italiana è peggiore su parecchi punti. Primo, perché siamo in ritardo nella fase di recupero. E comunque, continuiamo ad essere il fanalino di coda nel consesso dei paesi sviluppati. Secondo, perché essendo anche tra gli ultimi nella classifica dei livelli di reddito, il combinato disposto con i "senza lavoro" ci spinge sul baratro dei paesi poveri in cui la disoccupazione coesiste con i redditi da lavoro bassi. Terzo, una disoccupazione record nella fascia giovanile, ci pone tra i paesi con meno prospettive reali di ripresa.
Secondo l'Ocse, in Italia un giovane su 4 non ha un lavoro, e quasi uno su due, il 44,4%, è precario. «La disoccupazione giovanile continua a crescere, e rischia di toccare presto il 30% - commenta il vicedirettore del centro di ricerca Ocse sull'Occupazione, Stefano Scarpetta - ma aumentano soprattutto i giovani che non sono nè in formazione nè al lavoro, e non cercano di modificare la propria situazione».
La fascia di giovani che non sono nè a scuola nè al lavoro, spiega ancora Scarpetta, «rappresenta ormai quasi il 15%, ed è quella che ci preoccupa di più, perchè ha maggior bisogno di essere aiutata, ma è anche la più difficile da aiutare, perchè si è allontanata sia dal mondo del lavoro che dal sistema di formazione». Un fenomeno ancora più preoccupante perchè, aggiunge, «cresce soprattutto al Sud, dove già i livelli di disoccupazione giovanile erano molto elevati prima della crisi, in particolare per i ragazzi con basse competenze». Infine, l'Italia si segnala negativamente per la qualità dell'occupazione.
Se è vero che i posti di lavoro temporanei o con contratti atipici (inclusi i collaboratori coordinati e continuativi e occasionali) sono rimasti approssimativamente costanti dal marzo 2009, tuttavia, questo risultato «è dovuto alla soppressione di circa 70.000 posti a tempo pieno controbilanciata da una creazione comparabile di posti a tempo parziale all'interno di questa categoria». Più in generale, il lavoro a tempo parziale è cresciuto di circa il 10% nell'ultimo anno, in gran parte dovuto al fatto che molti lavoratori sono stati costretti ad accettare il part-time a causa della mancanza di offerte a tempo pieno. «Questo aumento si viene ad aggiungere alla quota di lavoratori a tempo parziale involontari che, superiore al 4%, già prima della crisi, era una delle più grandi fra i paesi Ocse».
«Un'ulteriore conferma della gravità del problema occupazione in Italia», commenta il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni. Fammoni sottolinea «l'altissima percentuale di disoccupazione e di precarietà per i giovani, il ricorso altissimo agli ammortizzatori che ha "per ora" salvato centinaia di migliaia di posti, 4% in meno di disoccupazione secondo l'Ocse che altrimenti salirebbe oltre il 12% (16,5% per Bankitalia, ndr)». Inoltre, aggiunge Fammoni, «l'Ocse conferma che in alti paesi la richiesta di tutela sta diminuendo mentre in Italia no: a giugno 2010 siamo al 71% di ore in più autorizzate rispetto al 2009, pari a +260 milioni di ore, con uno spostamento fortissimo verso la cassa straordinaria. Decine di migliaia di persone finiscono o hanno già finito il periodo di disoccupazione».

Liberazione 08/07/2010, pag 4

Nessun commento: