Meno quantità, ma più qualità per quest'anno
Segnatevi il nome di Olivier Père, giovane direttore del 64° Festival di Locarno che alla rassegna ticinese arriva dopo un'applaudita esperienza alla Quinzaine des Realisateurs. E lo fa in momento cruciale per il festival e per se stesso: il primo cerca un rilancio, per non rimanere schiacciato dalle grandi rassegne, il secondo grazie al trampolino svizzero (da Muller a Moritz de Hadeln fino a Irene Bignardi, tanti sono i nomi che hanno reso grande Locarno e viceversa) può entrare nell'olimpo dei superdirettori. Una doppia scommessa che sembra partire col piede giusto e col piglio di questo direttore che nasconde grinta e talento dietro un viso da ragazzo per bene. Dopo aver anticipato a Roma la presenza in concorso di Pietro di Daniele Gaglianone e nella giuria dei Cineasti del presente di Anita Caprioli (verrà anche proiettato Santa Maradona), ieri a Milano ha svelato l'intero programma. L'Italia c'è anche tra i corti e mediometraggi con La diarchia di Fernando Cito Filomarino con Riccardo Scamarcio, oltre all'omaggio al beniamino di Locarno recentemente scomparso, Corso Salani, e al documentario fuori concorso sul clarinettista jazz Tony Scott di Franco Maresco. Colpisce infine la diminuzione delle opere, da 400 a 300 (più qualità e meno quantità, ecco lo slogan di Père), non stupisce invece l'estensione geografica delle scelte, dall'Estremo Oriente fino all'Islanda, e i tanti generi toccati. Anche se tutti aspettano il film horror-erotico di Bruce La Bruce, in concorso, L.A.Zombie. Nella selezione spiccano una cinquantina d'opere in anteprima internazionale o mondiale, una ventina di esordi, tanti giovani registi che, pur più esperti, danno, restituiscono una forte indentità al Festival, quello di scoperta (e riscoperta, nel caso delle bellissime retrospettive: imperdibile quella su Lubitsch) e laboratorio. I grandi nomi sono appannaggio dei premi speciali alla carriera, da Chiara Mastroianni (qui anche nel cast dell'Homme au bain di Christophe Honorè, in concorso) a Jia Zhang-Ke, passando per John C.Reilly, ormai icona comica (pur avendo esordito nel Vittime di guerra di De Palma) dagli anni '90, che avrà una miniretrospettiva e vedrà in Piazza Grande il "suo" Cyrus dei fratelli Duplass targato Fox, con Marisa Tomei. Sarà proiettato sullo schermo più grande d'Europa, infine, anche Eran Riklis, il cineasta israeliano autore dell'eccellente Il giardino di limoni (premiato alla Berlinale 2008), che ora mostra The mission of human resources manager.
b.s.
Liberazione 16/07/2010, pag 9
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