sabato 31 luglio 2010

Così Vendola realizza il sogno americano di Veltroni

La conseguenza politica dell'asse tra i due è il consolidamento in Italia della logica secca del bipolarismo bipartitico

Giorgio Mele
Cacciari ha affermato che l'autocandidatura di Nichi Vendola è il segno della fine del Pd perché sarebbe, secondo il filosofo della laguna, contro i principi e la funzione di quel partito. A me sembra che le cose non stiano proprio così.
La candidatura di Vendola per come è emersa e per come si va sviluppando (e anche per come viene contrastata) non è affatto in contraddizione con l'esistenza del partito democratico, non solo non lo nega, come pensa Cacciari, ma anzi lo completa, lo definisce meglio, ne allarga i confini. In un certo senso lo rifonda. Quando Vendola afferma di essere l'Obama Bianco si connette direttamente non tanto all'attuale presidente, ma alla forma che il partito democratico americano ha, cioè a quell'agglomerato, molto destrutturato, anche se partecipato, che si raccoglie o si disfa in occasione degli appuntamenti elettorali.
Le fabbriche di Nichi sembrano le benemerite congregazioni che si raccolgono attorno al reverendo Jackson o di qualche altro esponente liberal di quel partito che magari fa il governatore in un lontano stato dell'Unione. La stessa Sel celebrerà un congresso su un documento molto generico teso più a consolidare la candidatura di Vendola che a definire un progetto politico per la sinistra. E' il completamento del sogno americano che ha sempre coltivato uno come Veltroni, che infatti dal convegno della sua fondazione ha benedetto la candidatura di Vendola, l'ha lanciata definitivamente nella battaglia politica che infuria all'interno del Pd, rendendola compatibile con il carattere specifico di quel partito. E mi pare che Vendola abbia gradito sottolineando le significative consonanze riscontrate con l'ex sindaco di Roma. E non impressionino le polemiche e gli attacchi di Fioroni e di Merlo, sono nella fisiologia del partito democratico.
Dopo il convegno di Bertinoro, che fa seguito alle prese di posizione della sinistra del Pd e di altri personaggi di quel partito a favore di Vendola, l'impressione è che si sia riformato una sorta di correntone con molti dei protagonisti del vecchio correntone sorto all'interno dei Ds e con l'apporto esterno appunto di Vendola. Le stesse primarie che si dovrebbero tenere nel 2012, se tutto non precipita prima, non si presentano affatto come la ripetizione di quelle che si tennero tra Prodi e Bertinotti. Sono decisamente meno scontate dal punto di vista del risultato, più simili a quelle americane probabilmente con più candidati.
La conseguenza politica immediata di questo processo è in primo luogo un consolidamento della struttura del nostro sistema politico attorno alla logica secca del bipolarismo bipartitico. L'asse Vendola-Veltroni ripropone una sorta di Ulivo allargato, inteso come partito unico del centrosinistra da contrapporre al blocco del centrodestra. E questo contrasta con la necessità, da più parti riconosciuta, di superare il blocco del bipolarismo secco che ha portato alla crisi della democrazia italiana. Bisogna però anche dire che questa situazione deriva anche dalla incapacità della sinistra italiana di unirsi e di costruire un vero soggetto politico, e perciò costretta a legare il proprio destino più che ad un progetto politico alla organizzazione flessibile attorno alle scadenze elettorali, magari condite da un pizzico di messianismo che non guasta mai.

Liberazione 27/07/2010, pag 6

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