mercoledì 21 luglio 2010

Ulster, tensione e scontri. Processo di pace a rischio?

Quattro giorni di violenze scatenate dagli irriducibili avversari degli accordi

Francesca Marretta
Londra
Il processo di pace in Nordirlanda è irreversibile, assicurano Il primo Ministro dell'Ulster, il protestante Peter Robinson e il suo vice, il cattolico Martin McGuiness. Questo è l'anno della chiusura del doloroso capitolo di "Bloody Sunday", la strage di cattolici a Londonderry per la quale dopo 38 anni un primo Ministro di Londra si è cosparso il capo di cenere.
Eppure, le immagini dei violenti scontri, ripetutisi per gli ultimi quattro giorni a nord di Belfast, nella zona di Ardoyne, in occasione delle tradizionali marce orangiste, non trasmettono un'immagine rassicurante sullo stato di salute della pace in Nordirlanda. Oltre 80 poliziotti sono rimasti feriti durante i disordini, in cui come negli anni duri del conflitto, i dimostranti hanno tirato fuori bombe incendiarie, armi, granate e dato alle fiamme auto. Con il recente passaggio dei poteri di sicurezza da Londra a Belfast, è stato appena completato il processo di devolution, simbolo del compimento degli accordi del venerdì santo. Ma è proprio il completamento del processo di pace a dare fastidio agli irriducibili responsabili delle violenze.
Più che un acuirsi del conflitto settario che per duecento anni ha afflitto il Nordirlanda, gli scontri di questo luglio rappresentano una fase diversa delle tensioni che ancora permangono tra le comunità protestante unionista e cattolica. In prima linea nei giorni scorsi, c'erano giovanissimi, tra cui addirittura bambini sotto i dieci anni. I giornali britannici hanno descritto la per questo la battaglia di Belfast come una «Disneyland dei ribelli». Allo stesso modo, le immagini dei laser verdi usati dai giovani per accecare gli agenti, non sono il retaggio delle lotta armata dei duri e puri degli scontri settari, ma l'emblema del coinvolgimento di fratelli minori o nipoti adolescenti in un conflitto certamente sentito, ma non vissuto sulla propria pelle. A strumentalizzare le giovani generazioni sarebbero, in particolare gruppi dissidenti cattolici che vedono lo storico partito cattolico Sinn Feinn, al governo con i protestanti unionisti del Premier Robinson, come un movimento traditore della causa nazionale. Lo stesso Sinn Fein ha addossato le reponsabilità degli scontri a «gruppi dissidenti repubblicani, nonchè elementi anti-sociali».
Se le leadership di Belfast e Londra hanno elogiato l'operato delle forze dell'ordine nordirlandesi, messe alla prova per la prima volta, il vice-capo della polizia nordirlandese, Alistair Finaly, non si è trattenuto dal criticare i leader del governo di unità nazionale, per non essere intervenuti con maggiore incisività all'inizio delle violenze ripeturesi per quattro lunghi giorni. Violenze che avrebbero potuto avere esiti ben più drammatici. A Lurghan un gruppo di violenti ha fermato il treno Belfast-Dublino, cercando di appiccarvi il fuoco. A bordo c'erano 55 persone. Il macchinista è riuscito a ripartire, evitando il peggio. A Londonderry uomini mascherati hanno sparato contro auto della polizia. E' stato un caso fortuito che gli agenti non siano rimasti feriti.
I primi arresti dei responsabili degli scontri, una decina effettuati ieri, hanno visto finire in manette sette persone, tra cui alcuni giovani tra i quindici e i vent'anni. In questo senso, si intravede una tendenza. A settembre del 2009, dopo che tre ventenni accusati di appartenere alla Continuity Ira sono stati condannati a 15 anni di carcere ciascun, per aver pianificato un attentato contro ufficiali di polizia, a Lurgan, County Armagh, in Ulster, sono scoppiati tre giorni di rivolta. Secondo la stampa britannica, nei riots di quei tre giorni erano coinvolti anche degli adolescenti, alcuni dei quali tredicenni. Commentando quelle violenze, la deputata del progressista Social Democratic and Labour Party nordirlandese, Dolors Kelly, disse: «Quello che mi preoccupa di più in questo momento sono i giovani». Gli stessi che con le bombolette spray hanno colorato i murales di sostegno alla Continuity Ira (Cira) e alla Real Ira (Rira), che hanno rivendicato i recenti attentati in Ulster, con scritte come "Ancora in guerra" o "Lo Sinn Feìn ci ha venduti".
La maggioranza della popolazione dell'Ulster non vuole tornare a contare i morti a Belfast, come nel resto del paese. La pace tiene, nonostante restino in piedi i muri di separazione tra le comunità cattolica e protestante, chiamati, paradossalmente, "peace lines" linee della pace.
Commentando il coinvolgimento dei ragazzini visti in strada nei disordini di questi giorni Matt Beggott, responsabile della sicurezza nell'Irlanda del Nord, ha dichiarato: «Qualcuno li manovra». Ieri l'ispettore di polizia dell'Ulster Alan Little, ha aggiunto che saranno i giovani delle prime file ripresi dai filmati al vaglio degli inquirenti a trovarsi con la fedina penale sporca. Non gli adulti rimasti dietro le quinte.

Liberazione 16/07/2010. pag 7

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