mercoledì 21 luglio 2010

Finanza, il Senato Usa approva la riforma

Nuove regole su indebitamento, protezione dei consumatori, stipendi

E due. Il Senato Usa ha approvato le nuove regole per la finanza e il presidente Obama ha così ottenuto un secondo importante successo legislativo. Come già capitato per la Sanità, il testo di legge approvato dal ramo altro del Congresso, che ora attende solo di essere firmato dal presidente, è tutt'altro che perfetto, è il prodotto di compromessi eccessivi e probabilmente non sarà sufficiente a prevenire del tutto nuove catastrofi come quella prodotta dalla follia dei mercati e dalla cupidigia dei finanzieri nel 2008. La legge però è anche la più importante riforma dei mercati finanziari nel senso dell'introduzione di regole e non di deregulation, dagli anni '30 del '900 ad oggi. E dunque, come nel caso della riforma sanitaria, inverte una tendenza quant meno trentennale: più regole e più intervento del pubblico a garanzia dei diritti del cittadino e del consumatore.
Cosa dice la legge? Il progetto afferma che ai consumatori non potrà essere più chiesto di salvare giganti finanziari in difficoltà garantendo alle autorità federali il potere di chiudere o smembrare i soggetti troppo grandi per fallire. La legge crea un consiglio per la supervisione della stabilità finanziaria (Financial Stability Council) che dovrà elaborare raccomandazioni per quanto riguarda requisiti per capitale e indebitamento eccessivo. In casi estremi, quando una banca decide di rischiare troppo e di mettere a rischio i risparmi dei suoi clienti, il consiglio potrà smembrare le banche. In proposito vengono fissati standard di capitale nuovi basati sulla taglia e sul rischio. Una volta approvata la riforma, le autorità avrà 18 mesi di tempo per definire i requisiti. La riforma introduce anche una regola che impedisce alle banche eccessi di rischio investendo percentuali eccessive dei propri fondi in hedge fund e private equity. Novità anche per i derivati, che dovranno essere scambiati alla luce del sole. Nel complesso però, e questa è una delle grandi falle della legge, non c'è la divisione tra banche di risparmio e di investimento, e senza separazione, il rischio che un soggetto metta a rischio se stesso e il sistema, rimane alto. Per difendere i consumatori viene creata all'interno della Fed un'agenzia con l'autorità di esaminare e rafforzare le regole sulle offerte fatte ai singoli (trasparenza dei contratti, sottolineatura dei rischi, no a promozione ingannevole dei prodotti). Anche in questo caso c'è un buco: il fatto che l'agenzia sia all'interno della Fed determina che la logica della Banca centrale determinerà quella dell'agenzia. E non sempre la Fed ha i consumatori in mente come soggetto principale della sua attività.
Qualcuno ricorderà che tra le cause della crisi c'è stato il conflitto di interessi tra le agenzie di rating che valutano l'operato delle banche e queste stesse, loro clienti che pagano peressere valutate. Verrà istituito un nuovo organismo per risolvere i conflitti di interresse delle agenzie. Verrà inoltre concessa agli investitori la possibilità di citare in tribunale le agenzie di rating quando queste producano valutazioni sbagliate indotte da comportamenti poco chiari.
Per evitare gli eccessi sui bonus - altro strumento che ha determinato l'eccesso di rischi presi dai manager - agli azionisti viene dato un voto non vincolante sugli stipendi e sui paracaduti d'oro.
Sarà abbastanza tutto questo per evityare un'altra crisi? Obama e il Segretario al Tesoro Geithner sostengono di si. Certamente novità importanti ce ne sono. Ma per capire quale sia la forza di Wall street occorre ricordare che l'industria finanziaria tende spesso ad assumere e pagare profumatamente ex politici tra i suoi lobbisti, che la commissione finanze del Senato è uno dei luoghi più ambiti per chiunque voglia essere rieletto (l'industria contribuisce alle campagne elettorali in maniera molto generosa) e che Wall street, in fondo, si trova a New York, proprio un bastione democratico. La montagna non ha partorito un topolino, ma nemmeno un gigante. La tendenza però è invertita e Obama ha un'altro successo da vantare. Se gli americano lo capiranno, è un'altra questione.
Martino Mazzonis

Liberazione 17/07/2010, pag 6

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