Maria Campese
La recente impennata nella richiesta di energia avvenuta venerdì 16 luglio è stata l'occasione per Il Sole 24 Ore per sponsorizzare nuovamente il nucleare. In un articolo pubblicato nell'edizione di sabato 17 luglio, a firma di Federico Rendina, il giornale confindustriale ha fatto il punto su quello che il Prc e la Federazione della sinistra considerano una vera e propria follia, sia sul piano economico che su quello dei rischi: il ritorno al nucleare nel nostro paese. E così si approfitta della calura estiva, forse sperando anche di trovare le menti un po' più appannate del solito, e dell'aumento nell'uso dei condizionatori, dovuto proprio alla ricerca di un po' di fresco da parte dei cittadini, per porre l'accento sulla presunta necessità di utilizzare questa fonte di energia. Il migliore alfiere per quest'argomento viene individuato in Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo economico di cui si riprendono, nell'articolo, alcune preoccupanti dichiarazioni. L'esponente del governo in un'intervista radiofonica ha infatti spiegato con chiarezza che il miglior posto per ospitare i reattori sono i siti delle vecchie centrali, quelle chiuse dopo il referendum del 1987. E così è presto fatto, i luoghi sono noti: Trino Vercellese, Caorso (Piacenza), Latina e Garigliano (Caserta) e anche Montalto di Castro (Viterbo), con la centrale non utilizzata proprio grazie alla vittoriosa consultazione referendaria di 23 anni addietro. Luoghi considerati idonei anche perché per lo più situati nei pressi della costa.
Le bugie su cui si fonda la campagna mediatica in atto da tempo e che ora occupano telegiornali e trasmissioni che c'entrano poco o nulla con nucleare ed energia, non tarderanno ad arrivare a martellare i cittadini che abitano nei luoghi prescelti. E' facile immaginare su cosa si intensificherà il bombardamento mediatico in una situazione di crisi: su presunti risparmi in termini di dipendenza energetica e su altrettanto presunti vantaggi in termini occupazionali.
La lobby che si connette al mondo pro nucleare è forte, potente e dispone di mezzi enormi. E' un mondo trasversale quello che ruota attorno l'atomo e gli affari che ne derivano. Lo si vede anche dal balletto di voci sulle nomine della costituenda Agenzia per la sicurezza nucleare (sicurezza nucleare, un ossimoro) e che seguono un appello di personalità a favore del nucleare (alcune delle quali oggi in corsa proprio per queste nomine).
Noi disponiamo di pochi mezzi, ma fra questi c'è la volontà, che è sempre rivoluzionaria.
Alle popolazioni che vivono in quei luoghi "prescelti" dal governo, all'Italia intera, noi dobbiamo dirla questa verità. Con forza e determinazione.
Il nucleare è pericoloso, costoso, comporta giganteschi problemi di sicurezza, danni per l'ambiente e per la salute. Le centrali sono giganteschi ordigni piazzati sul territorio. E' ora di opporre a questi poteri, una campagna per spiegare tutto ciò.
Il 7 giugno scorso, in Cassazione è stata depositata una proposta di legge di iniziativa popolare per dire "no" al nucleare e sostenere le energie rinnovabili, energie pulite da cui potranno scaturire anche nuove possibilità occupazionali, e che possono essere un asse portante per costruire un'alternativa di società. L'approvazione di questa legge - riprendendo le parole della relazione illustrativa che accompagna la proposta - consentirebbe a questo paese di conquistare una reale autonomia energetica perché, da un lato, promuovendo usi razionali dell'energia, ne ridurrebbe il fabbisogno e, dall'altro, perché produrrebbe l'energia necessaria con le uniche fonti di cui l'Italia resterà sempre veramente ricca: il sole, il vento, le biomasse, la forza dell'acqua fluente e il calore che scorre sotto terra.
A partire dalla raccolta di firme su questa proposta e a partire dai luoghi giudicati dal governo come idonei per la realizzazione delle nuove centrali, è importante portare avanti subito una grande mobilitazione di massa per impedire lo scempio e per provare a disegnare nel paese un nuovo modello energetico e di società.
Liberazione 22/07/2010, pag 1 e 3
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