Matteo Alviti
Good morning world. Pechino vuole parlare al mondo. Perché il mondo sa parlare solo male di Pecino. E così, con la convinzione che nessuno possa raccontare la Cina meglio dei cinesi stessi, la Cnc, la corporation che controlla l'agenzia stampa di stato Xinhua, ha reso nota ieri la messa in onda di una nuova rete televisiva satellitare, trasmessa a livello globale. In inglese.
Il presidente di Xinhua Li Congjun ha spiegato che la Cnc World, questo il nome del nuovo canale, presenterà agli spettatori «le notizie internazionali dalla prospettiva cinese e le notizie cinesi con una visione globale». Ma Cnc World non sarà solo news: reportage di approfondimento, storie, talk-show e programmi culturali e di lifestyle per «far sentire più voci nel resto del mondo». Il canale ha iniziato a trasmettere giovedì a Hong-Kong e presto si espanderà in Europa, Nordamerica e Africa, per raggiungere entro l'anno almeno 50 milioni di persone, ha detto Wu Jincai, revisore dei conti di Cnc World.
Il lancio del canale è «parte integrante» degli sforzi fin qui compiuti dalla compagnia per adattarsi ai «rapidi cambiamenti dei nuovi media», ha spiegato il presidente Li. Shirong Chen, direttore di Bbc China, ha ricordato di come Xinhua - azienda con 79 anni di storia alle spalle - stia tentando già dal 2008 di trasformarsi dalla "semplice" agenzia stampa che era in un impero multimediale, in patria e all'estero. Oltre alla nuova televisione oggi Xinhua - una corporation multimiliardaria - può già contare su 10mila dipendenti sparsi per il mondo, su alcune pubblicazioni, servizi finanziari e service fotografici. Recentemente ha sviluppato anche un'applicazione per l'ipad.
Il governo cinese, ricorda Chen, ha investito miliardi di dollari nella partita della comunicazione. La Cnc è già oggi la più grande delle tre corporation che controllano media di stato in inglese. Oltre alla Xinhua ci sono il canale televisivo Cctv e il People's Daily, il quotidiano del popolo. Il nuovo "channel" cinese è un passo importante sul cammino che Pechino sta intraprendendo per allargare la sua sfera di influenza all'estero, non più solo dal punto di vista economico, ma anche culturale e, soprattutto, politico. Nelle intenzioni del governo cinese Cnc World rappresenterà un controcanto alle voci che raccontano il paese con gli occhi dell'occidente, spesso accusati di dare un quadro distorto del paese, tutto puntato sugli aspetti negativi. Cnc World riporterà i fatti in modo ogettivo, ha racconato ieri ancora Wu Jincai, che in proposito ha le idee molto chiare: «Siamo un canale allnews, non una stazione tv di propaganda».
Checché ne dica Wu, è difficile pensare che il nuovo canale in lingua inglese possa rappresentare un vero passo avanti dal punto di vista della libertà di espressione e del pluralismo dell'informazione. Pechino continua, come è noto, a mantenere uno stretto controllo sui media. Non solo su quelli più grandi, e non solo direttamente. Anche l'autocensura opera in maniera molto efficace. Se scrivessero cose particolarmente sgradite al governo e al partito, i media correrebbero - per lo meno - il rischio concreto di essere chiusi.
Non è la prima volta che la Cina tenta di raggiungere direttamente il pubblico all'estero. E l'inglese non è l'unica lingua che ha utilizzato finora per farlo. Circa un anno fa, nel luglio del 2009, la Cctv aveva iniziato a trasmettere i suoi programmi anche in lingua araba, parlando a un bacino di utenti potenziali che si aggira intorno ai 300 milioni di persone in 22 paesi diversi, dal Nord Africa al Medio Oriente.
Prima di iniziare con l'arabo, la Cctv aveva già inaugurato canali che trasmettono all'estero oltreché in cinese, in francese, spagnolo e, naturalmente, in inglese.
Nonostante molti esperti siano scettici sulla possibilità delle Cina di competere a livello internazionale nell'industria dei media, secondo il professor Yuen-ying Chan, direttore del Centro per il monitoraggio dei media e del giornalismo dell'Università di Hong-Kong, l'impatto potenziale dell'avanzata di Pechino non dovrebbe essere sottovalutato. «In un periodo in cui i media occidentali soffrono e stanno perdendo terreno, la Cina potrebbe inondare il mondo con il suo punto di vista, facendo passare un'immagine di sé stessa come una soft power».
Liberazione 02/07/2010, pag 7
Good morning world. Pechino vuole parlare al mondo. Perché il mondo sa parlare solo male di Pecino. E così, con la convinzione che nessuno possa raccontare la Cina meglio dei cinesi stessi, la Cnc, la corporation che controlla l'agenzia stampa di stato Xinhua, ha reso nota ieri la messa in onda di una nuova rete televisiva satellitare, trasmessa a livello globale. In inglese.
Il presidente di Xinhua Li Congjun ha spiegato che la Cnc World, questo il nome del nuovo canale, presenterà agli spettatori «le notizie internazionali dalla prospettiva cinese e le notizie cinesi con una visione globale». Ma Cnc World non sarà solo news: reportage di approfondimento, storie, talk-show e programmi culturali e di lifestyle per «far sentire più voci nel resto del mondo». Il canale ha iniziato a trasmettere giovedì a Hong-Kong e presto si espanderà in Europa, Nordamerica e Africa, per raggiungere entro l'anno almeno 50 milioni di persone, ha detto Wu Jincai, revisore dei conti di Cnc World.
Il lancio del canale è «parte integrante» degli sforzi fin qui compiuti dalla compagnia per adattarsi ai «rapidi cambiamenti dei nuovi media», ha spiegato il presidente Li. Shirong Chen, direttore di Bbc China, ha ricordato di come Xinhua - azienda con 79 anni di storia alle spalle - stia tentando già dal 2008 di trasformarsi dalla "semplice" agenzia stampa che era in un impero multimediale, in patria e all'estero. Oltre alla nuova televisione oggi Xinhua - una corporation multimiliardaria - può già contare su 10mila dipendenti sparsi per il mondo, su alcune pubblicazioni, servizi finanziari e service fotografici. Recentemente ha sviluppato anche un'applicazione per l'ipad.
Il governo cinese, ricorda Chen, ha investito miliardi di dollari nella partita della comunicazione. La Cnc è già oggi la più grande delle tre corporation che controllano media di stato in inglese. Oltre alla Xinhua ci sono il canale televisivo Cctv e il People's Daily, il quotidiano del popolo. Il nuovo "channel" cinese è un passo importante sul cammino che Pechino sta intraprendendo per allargare la sua sfera di influenza all'estero, non più solo dal punto di vista economico, ma anche culturale e, soprattutto, politico. Nelle intenzioni del governo cinese Cnc World rappresenterà un controcanto alle voci che raccontano il paese con gli occhi dell'occidente, spesso accusati di dare un quadro distorto del paese, tutto puntato sugli aspetti negativi. Cnc World riporterà i fatti in modo ogettivo, ha racconato ieri ancora Wu Jincai, che in proposito ha le idee molto chiare: «Siamo un canale allnews, non una stazione tv di propaganda».
Checché ne dica Wu, è difficile pensare che il nuovo canale in lingua inglese possa rappresentare un vero passo avanti dal punto di vista della libertà di espressione e del pluralismo dell'informazione. Pechino continua, come è noto, a mantenere uno stretto controllo sui media. Non solo su quelli più grandi, e non solo direttamente. Anche l'autocensura opera in maniera molto efficace. Se scrivessero cose particolarmente sgradite al governo e al partito, i media correrebbero - per lo meno - il rischio concreto di essere chiusi.
Non è la prima volta che la Cina tenta di raggiungere direttamente il pubblico all'estero. E l'inglese non è l'unica lingua che ha utilizzato finora per farlo. Circa un anno fa, nel luglio del 2009, la Cctv aveva iniziato a trasmettere i suoi programmi anche in lingua araba, parlando a un bacino di utenti potenziali che si aggira intorno ai 300 milioni di persone in 22 paesi diversi, dal Nord Africa al Medio Oriente.
Prima di iniziare con l'arabo, la Cctv aveva già inaugurato canali che trasmettono all'estero oltreché in cinese, in francese, spagnolo e, naturalmente, in inglese.
Nonostante molti esperti siano scettici sulla possibilità delle Cina di competere a livello internazionale nell'industria dei media, secondo il professor Yuen-ying Chan, direttore del Centro per il monitoraggio dei media e del giornalismo dell'Università di Hong-Kong, l'impatto potenziale dell'avanzata di Pechino non dovrebbe essere sottovalutato. «In un periodo in cui i media occidentali soffrono e stanno perdendo terreno, la Cina potrebbe inondare il mondo con il suo punto di vista, facendo passare un'immagine di sé stessa come una soft power».
Liberazione 02/07/2010, pag 7
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