mercoledì 21 luglio 2010

Tour diplomatico per Merkel. La cancelliera tedesca è volata a Mosca e poi a Pechino

Tanti affari, ma dov'è finita la paladina dei diritti umani?

Matteo Alviti
Prima la Russia e poi la Cina, una dopo l'altra. Un viaggio diplomatico verso oriente, che ha portato la cancelliera "dei diritti umani" - come era stata soprannominata ai tempi della grande coalizione - alle corti di due importanti partner commerciali della Germania. Due partner un po' "speciali" in tema di diritti umani.
Angela Merkel - che oggi nella città cinese imperiale di Xi'an festeggerà il suo cinquantaseiesimo compleanno - è partita con una squadra di rappresentanti dell'industria tedesca, per firmare e portare a casa importanti contratti. Missione compiuta, soprattutto in Russia.
Il viaggio di tre giorni in Cina è più che altro un impegno diplomatico di routine, che di certo non va sottovalutato dal punto di vista economico. Un viaggio per intessere un «partneraniato strategico», ha detto la cancelliera, «su un livello completamente nuovo». Un incontro, quello con il premier Wen Jiabao, da cui è stato prodotto un comunicato di 28 punti, tra cui c'è l'impegno vincolante per una visita di stato l'anno per parte. Berlino ha tutto l'interesse a rimanere in stretto contatto con Pechino e la sua economia. E magari tentatare anche di coinvolgere la Cina in alcune importanti questioni internazionali, come l'Afghanistan e la lotta al surriscaldamento climatico.
Ma il focus del viaggio rimangono gli interessi economici. La Cina - che già l'anno scorso ha superato la Germania diventando il primo esportatore mondiale - è anche un importatore di macchinari per l'industria ad alta tecnologia. E Berlino, che ha costruito il suo sistema paese sulle esportazioni, difficilmente potrebbe fare a meno di Pechino. Ieri Merkel ha affrontato temi come «l'accesso al mercato cinese per le imprese tedesche» e la garanzia di «un mercato degli investimenti senza barriere», che non dia la precedenza alle imprese locali.
Ma non sono solo i tedeschi ad avere richieste. Per la Cina la Germania è il primo partner commerciali in Europa, più importante di Italia, Francia e Germania messe insieme. Da quando il paese si è aperto agli investimenti stranieri, ha scritto der Spiegel, sono arrivati 16 miliardi di dollari dalla Germania. Pechino ha bisogno di appoggi pesanti per farsi riconoscere dall'Ue come «economia di mercato». E Berlino ha risposto con un "sì" diplomatico. La Cina ancora non soddisfa tutti i requisiti: deve migliorare, ad esempio, il sistema di difesa della proprietà intellettuale, troppo spesso violata da aziende cinesi che copiano prodotti occidentali.
E la crisi economica?, ha chiesto il premier Wen alla cancelliera Merkel. Cosa succederà ora con Spagna e Portogallo e il deprezzamento dell'euro? Wen ha assicurato che la Cina continuerà a fare "la sua parte" diversificando gli acquisti di valute tra dollaro e euro per sostenere quest'ultimo e la stabilità monetaria che tanto piace a Berlino.
Un incontro produttivo, oltremodo cordiale, che ha tenuto ben distanti i passati dissidi per la visita del Dalai Lama a Berlino e le recriminazioni sui diritti umani violati - che in tempi di grande coalizione pensava poi a sanare il ministro degli esteri socialdemocratico Steinmeier.
Anche a Ekaterinburg, il giorno prima, il clima era stato molto disteso in quel senso - a parte un accenno all'assassinio dell'attivista per i diritti umani Estemirova. Nella visita russa la cancelliera e il presidente russo Dmitri Medvedev hanno dimostrato un feeling particolare, che Merkel non aveva mai raggiunto con l'ex presidente e attuale premier Putin.
«La Germania è un paese chiave per noi», ha detto Medvedev ricordando gli stretti rapporti economici che legano Mosca e Berlino - il più grande partner commerciale per la Russia. E in futuro lo sarà ancora di più: Siemens ha firmato importanti contratti per il settore dei trasporti e dell'energia, e parteciperà insieme ad altri alla costruizione della cosiddetta Silicon valley russa. Altri contratti sono stati firmati per Airbus e nel settore energetico tra Gazprom e Basf e Vissmann. Gli affari, insomma, vanno a gonfie vele.

Liberazione 17/07/2010, pag 6

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