lunedì 12 luglio 2010

Il castigo infinito di Tel Aviv: Vanunu ritorna in carcere

L'ex tecnico atomico fu accusato di tradimento nell'86

Francesca Marretta
Non si capisce perchè, nel 2010, Mordechai Vanunu, l'ex tecnico della centrale atomica di Dimona nel Negev che nel 1986 spifferò al britannico Sunday Times che Israele era in possesso dell'arma atomica, faccia ancora paura. Vanunu fu incarcerato in Israele 24 anni fa con l'accusa di tradimento. Dopo 18 anni di prigione di cui 11 trascorsi in isolamento, fu liberato nel 2004. A maggio scorso è stato rimesso in galera per aver infranto i termini della libertà condizionata. Secondo una denuncia di Amnesty International ora è sottoposto ad un regime di isolamento nel penitenziario israeliano di Ayalon.
La vicenda Vanunu fu negli anni 80 un vero e proprio intrigo internazionale. L'ingenuo tecnico israeliano venne adescato a Londra da una bionda agente del Mossad, che sulle ali della passione lo trascinò a Roma, dove l'allora giovane Mordechai fu rapito dai servizi segreti israeliani, che se lo riportarono a casa per la resa dei conti.
Dalla scarcerazione, Vanunu, oggi 56enne, è stato sottoposto a controlli e restrizioni della libertà, il cui regime è revisionato ogni sei mesi. A Vanunu non è rilasciato il passaporto e gli è impedito di lasciare Israele.
Negli ultimi sei anni, chiunque, di passaggio a Gerusalemme Est, abbia fumato il narghile o sorseggiato un tè alla menta al Jerusalem Hotel, si è di certo imbattuto nel mite e cordiale Vanunu. Piccolo di statura, in buona forma fisica, nonostante la prolungata detenzione, capelli bianchi, occhi azzurri e carnagione scura, è inconfondibile quando lo si incrocia intorno a Salah-al-Din Street, dove si aggira spesso. D'estate, lo si vede in piscina all'American Colony Hotel. Nonostante il divieto di avere contatti con gli stranieri impostogli dalle autorità isrealiane, Vanunu ha sempre parlato, un po' con tutti. Non di segreti nucleari, ma del più e del meno. Appartentemente però, Vanunu rappresenta ancora una minaccia alla sicurezza di Israele. Così a dicembre scorso, l'ex tecnico ed attivista per i diritti civili è stato nuovamente arrestato con l'accusa di aver interagito con una donna norvegse in un albergo di Gerusalemme est. Al processo, il mese scorso, messo di fronte alla scelta di svolgere servizi sociali a Gerusalemme Ovest o tornare in carcere per tre mesi, Vanunu, ha optato per la detenzione, dichiarando di sentirsi a proprio agio solo in zone arabe, perchè altrove sarebbe additato o insultato come un traditore. Vanunu proviene da una famiglia ebrea sefardita ultrareligiosa. Da ragazzo ha studiato in una Yeshiva, ma si è poi convertito al cristianesimo. Un tradimento, questo, che per molti ebrei israeliani, è anche più grave della rivelazione dei segreti di Stato.
Le autorità isrealiane motivano l'attuale isolamento in carcere di Vanunu con la necessità di proteggerlo dagli altri detenuti. Il direttore del Programma per il Medio Oriente di Amnesty International ha obiettato a proposito, che se il governo israeliano tiene alla sicurezza di Vanunu, dovrebbe scarcerarlo senza ulteriori rinvii, essendo le condizioni della sua prigionia, dure e ingiustificate.
Secondo Amnesty International le stesse restrizioni della libertà di movimento, di espressione e di associazione cui Vanunu è stato sottoposto dopo aver pagato il suo debito con la giustizia isrealiana, costituiscono una violazione del Diritto internazionale.
Nel carcere di Ayalon, riferiscono i suoi avvocati ad Amnesty, Vanunu, isolato in cella, esce solo per un ora d'aria e non può fare telefonate senza passare informazioni su chi contatta alle guardie carcerarie. Quando è stato condannato a tornate in prigione a fine maggio, Vanunu ha gridato in tribunale: «Vergogna per Israele e le stupide spie del Mossad e lo Shin Bet, che mi rimettono in galera dopo 24 anni perchè ho detto la verità».
Nominato per il Premio Nobel per la pace, a febbraio di quest'anno Vanunu ha scritto al Nobel Institute di Oslo per esprimere la propria indisponibilità alla candidatura. Non voleva essere associato al Presidente israeliano Shimon Peres, già titolare dell'importante riconoscimento internazionale, a cui, in una lettera pubblicata nel 2009, Vanunu imputava la trama della sua cattura in Italia.
Israele, paese non è firmatario di trattati di non proliferazione nucleare, non ha mai ammettesso il possesso dell'arma atomica. Eccezion fata per certe gaffes dei suoi governanti.
Nel 2006, l'allora Premier Ehud Olmert si trovò al centro di una querelle internazionale per essersi fatto scappare durante un'intervista per la televisione tedesca, una frase che confermava possesso dell'atomica da parte dello Stato ebraico. «L'Iran minaccia apertamente, esplicitamente e pubblicamente di cancellare Isreale dalla faccia della carta geografica. Come si fa a dire che può aspirare allo stesso livello di Ameriva, Francia, Israele e Russia a diventare una potenza nucleare?», disse Olmert facendo la frittata, salvo dichiarare goffamente subito dopo di essersi impappinato. Vanunu, successivamnete, disse: «Se il Primo Ministro ammette che Israele ha l'atomica, perchè non posso farlo io?». Tirando le somme, Vanunu sconta pena ancora oggi, in quella che si definisce l'unica democrazia del Medio Oriente, per la rivelazione di un segreto di Pulcinella.

Liberazione 20/06/2010, pag 8

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