mercoledì 15 giugno 2011

Antonveneta, 4 anni per Fazio

Giorgio Ferri
Finisce con una condanna a 4 anni di reclusione, 5 anni di interdizione dai pubblici uffici e un milione e mezzo di multa per l'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, il processo di primo grado per il tentativo di scalata ad Antonveneta da parte della Bpl contro gli olandesi di Abn Amro. I giudici della seconda sezione penale del tribunale di Milano hanno condannato anche Giampiero Fiorani, amministratore della Bpl, ad 1 anno e 8 mesi di reclusione, Giovanni Consorte, ex presidente di Unipol, a 3 anni di reclusione, 1 milione di euro di multa e 2 anni di interdizione dai pubblici uffici. Stessa pena per Ivano Facchetti, anche lui dirigente Unipol. Il senatore del Pdl Luigi Grillo si è visto infliggere 2 anni e 8 mesi. Stessa pena per l'immobiliarista Luigi Zino con l'aggiunta di 850 mila euro di multa. La condanna più alta è toccata a Francesco Ghioldi ritenuto il fiduciario di alcune società e conti occulti sui quali confluiva il denaro raccolto attraverso operazioni illecite. Il gruppo Unipol è stato condannato ad una sanzione di 900 mila euro e ad una confisca pari a 36,9 milioni di euro. Assolto invece l'ex capo della vigilanza di Bankitalia, Francesco Frasca, per non aver commesso il fatto. I reati contestati riguardano l'aggiotaggio, l'insider trading, l'appropriazione indebita, l'ostacolo all'attività di vigilanza della Consob, l'evasione fiscale. E' la prima volta che un governatore di Bankitalia viene condannato in un processo penale. L'inchiesta era partita il 2 maggio 2007 ed oltre ai vertici di palazzo Koch ha raggiunto 84 persone e 9 società. Secondo l'accusa Fazio, violando gli obblighi inerenti alla carica di governatore della Banca d'Italia, aveva assunto l'impegno di favorire Fiorani nell'ostacolare l'opa lanciata dall'Abn Amro su Antonveneta, ritardando anche il rilascio delle necessarie autorizzazioni per consentire a Fiorani di proseguire il rastrellamento occulto di azioni di Antonveneta. L'operazione stoppata dalla magistratura rappresentava un tentativo di scalzare alcuni vecchi equilibri della finanza italiana da parte di un'alleanza eterogenea, un fronte trasversale che vedeva uniti un gruppetto di rampanti avventurieri: i "furbetti del quartierino" insieme ad alcuni pilastri della finanza rossa come Unipol e Banco dei Paschi di Siena. In una gustosa recensione del libro Capitalismo di rapina, scritto da Paolo Biondani, Mario Gerevini e Vittorio Malagutti, apparsa sul "Sole 24 ore", si tratteggia quale avrebbe potuto essere la nuova mappa del potere economico-finanziario italiano se le scalate del 2005 fossero andate in porto. «Gianpiero Fiorani a capo del gruppo Banca popolare italiana-Antonveneta, Giovanni Consorte al vertice della Bnl e pronto alla fusione col Monte Paschi di Siena (l'operazione che aveva fatto raggiungere un orgasmo telefonico a Fassino), Stefano Ricucci fra i soci che governano il "Corriere della Sera", Sergio Billé pronto a candidarsi in Parlamento per un partito di centro, Danilo Coppola nel cda di Unipol-Bnl-Mps e componente del consiglio di sorveglianza di Mediobanca, Emilio Gnutti vicepresidente di Bpi-Antonveneta, consigliere di Unipol-Bnl-Mps e pronto a dare l'assalto alle Generali, Antonio Fazio presidente della Repubblica, Sergio Cragnotti proprietario della Del Monte, Calisto Tanzi presidente della Bon Lat». Ma le vecchie famiglie della borghesia italiana non hanno tollerato l'affronto. E così ai perdenti non è rimasto altro che la patente di "pirati dell'economia".


Liberazione 29/05/2011, pag 5

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