mercoledì 15 giugno 2011

«Si son dimenticati di misurarci le palle!»

Checchino Antonini
Cipputi!
Bravo! Era un po' che me lo domandavo: come cazzo mi chiamo.
(Viene avanti in mezzo alle tute blu che discendono verso San Giovanni. E' il 16 ottobre. E sono felice di averlo riconosciuto. Impossibile sbagliare chè da trent'anni e passa mi spunta sui volantini, sulle riviste preferite. Perfino incorniciato nei salotti buoni oppure sui frigoriferi, tenuto fermo da un magnete, con la battuta fulminante a funzionare per il codice politico o familiare. Rispunta nei momenti speciali, il Cipputi, quando sono in ballo la Costituzione, la democrazia, il futuro. La prima cosa che dice è che un corteo così non dovrebbe essere un evento).

Il Fiat, intanto, vuole togliere il contratto nazionale e imporre ritmi frenetici per fare milioni di auto.
E poi chi le compra, lui?

Per non dire che uno di questi giorni sarete sostituiti da un robot.
Allora i padroni verranno a romperci i coglioni a casa.

Tempi duri, eh Cipputi?
Non dirmelo: stamattina vedendomi allo specchio mi sono messo a gridare che c'era un comunista nel bagno.

Aggiornarsi Cipputi, oggi vige il liberal...
Voglio venirci incontro: mi chiami còmunist!
(Intorno a noi c'è un fiume di gente come non si vedeva da un po': operai, studenti, precari, migranti. E quando mi ricapita - realizzo - di intervistare Cipputi, proprio lui! Lo hanno definito poeta solitario, vetero-comunista, saggio ma non rassegnato, Don Chisciotte di questa fine secolo, quello che più di altri personaggi assomiglia ad Altan. Accanto a noi, senza la casacca blu, un bell'uomo, barba grigia e occhi chiari, scuote la testa e soffia il fumo del cigarillo nell'aria quasi fredda di quest'ottobre romano. Ma pare Altan. Forse è proprio Altan. «Credo abbia avuto ragione Vittorio Foa più di altri: Cipputi è l'uomo che lavora. No, non è un poeta. E nemmeno mi somiglia, spesso viene usato dai titolisti al di là delle mie intenzioni». «Altan, Maestro...». Ma l'uomo col cigarillo sembra svanito nella folla che salta e sfila e urla e canta. Mi riavvicino alle tute blu).

Ma questi sacrifici li faremo?
Certo, adoro tutto ciò che è nuovo e moderno.

Ma se li facciamo sempre noi!
E' roba delicata. Non glieli si può far fare a della gente che non è abituata.
(Interviene un altro operaio, dice di chiamarsi Bislazzi. «Ma non si può darci la colpa ai padroni: fanno il loro mestiere». «Allora diamola ai disoccupati - ribatte Cippa - che non fanno un'ostia dal mattino alla sera!». Tocca al compagno Girgoni, dicono sia un timido: «Non dimenticatevi che l'economia di mercato ha le sue regole». «Appena vado in cassa integrazione me le ripasso», gli risponde Bullonzi. Provo a fare il realista).

Hanno fatto i conti, Cippa (posso chiamarti così anch'io?): crescita zero.
Si son dimenticati di misurarci le palle.

Però questo corteo è un successo. Adesso ci vorrebbe lo sciopero generale.
Ok! Facciamogli vedere chi eravamo!

Ma... ma... ma allora saremo sempre lì a sognare il centrosinistra?
(«Temo di sì». Mi volto. E' ancora Altan. «Sono tempi di mediazioni, tempi difficili per i sogni più radicali... ». Come ha fatto a rispuntare, penso. Ma certo Cippa sarà ancora incazzato, mi dico. Ma non ho il coraggio di chiederglielo. Poi però mi torna in mente l'immagine del delegato Fiom e contemporaneamente leghista).

Ne ho visto uno in carne ed ossa vicino Brescia. Ma voi non ve n'eravate mai accorti?
(Un'altra tuta blu del gruppo anticipa tutti sul tempo. E' il compagno Bisnaghis. «Probabilmente sì - dice - ma lui è impermeabile». E indica Cipputi che, intanto, si pulisce gli occhiali con un pizzo della casacca).

E come la metti col compagno Altan (prendo confidenza, d'altra parte ho la soffitta piena di annate di Linus e CortoMaltese e Tango e Cuore) che rivela pubblicamente di votare Pd?
C'è tolleranza reciproca tra noi. Non litigo con tutti.

Forse dovremmo ammettere che se non ci liberiamo del bipolarismo non si esce dall'epoca dei pifferai magici.
Le semplificazioni fanno sempre danni.
(Cipputi mi dà ragione ma Altan rintuzza: «Forse ne fanno anche le identità troppo piccole». Touché. Prendo coraggio e chiedo all'autore dov'è che sparisce ogni tanto. «Vado a fare il mio mestiere: a intercettare i suoni del bailamme». «Una risata (amara) li seppellirà?». «Sì, ma fino alle caviglie». Avvampo dalle gote alle orecchie quando mi ascolto domandargli: «Non temi che la satira rischi di essere consolatoria? Anche la tua». «C'è un elemento consolatorio ma quando uno si consola con qualcun altro almeno non è più solo». E sparisce di nuovo. Finalmente soli, Cipputi ed io. Il nostro operaio ha il berretto con la visiera rivoltata, come i ciclisti a cui pensa mentre sta attaccato alla macchina. Perché da lì non si è mosso, non s'è piazzato in tinello, lui, a differenza di altri personaggi del Grande romanzo italiano affrescato da Altan).

La classe operaia non fa più notizia.
Finalmente hanno imparato a rispettare la privacy.

Dice che va in tv solo quando sale sui tetti o vota Lega. E quando va in tv, dice che cala l'audience.
Manca la sùspens, lo sanno tutti che prima o poi lo prendiamo nel didietro!

Ma oggi il re, che sia Marchionne o Berlusconi, è nudo, Cippa!
Sì ma ha un affare grosso così.
(Sarà il lungo viaggio in treno, sarà il barbera che circola tra i metalmeccanici in gita, ma Bistazzoni si sente strano: «Sono in crisi di identità, Cipputi». «Fatti l'autoipnosi - risponde il nostro - scoprirai che sei Bistazzoni, il famoso rivoluzionario che paga le tasse». Mi decido a parlare di Liberazione).

Il nostro giornale tenta di uscire dalla crisi. Che se ne dice in fabbrica?
Temo che in troppe fabbriche nessuno compri più un giornale, nemmeno gli edili per farcisi il cappello. Ci stanno prendendo in mezzo. E' la famosa centralità operaia.

E' tutta la vita che stiamo in mezzo al guado.
E' che spostano l'altra sponda.

Dice che se diminuisce il costo del lavoro diventiamo più competitivi.
Così un coraggioso film dimostrerà che loro avere lingua biforcuta. E vinceremo il Leone d'Oro.

Si può sapere perché da noi il capitalismo funzioni peggio che dagli altri?
Perché non gli vogliamo bene. Non basta che lo mantieni, devi dargli affetto.
(Si fa avanti il Barigazzi, ha una smorfia contrita. «Non possiamo più vederci Cipputi, il Bonanni non vuole». «Adios, Barigazzi, vieni a vedermi di nascosto quando cavalco la tigre!». «Mia figlia s'è fidanzata con un cassintegrato!», confessa Ghizzi ch'era un po' che voleva prendere la parola. «Nessuno proibisce i matrimoni misti», sentenzia Girgoni. «E se ci mettono in cassa integrazione pure noi?». «Beati voi che tornerete a svolgere un ruolo nella famiglia italiana». «Guarda che sto parlando di licenziamenti!». «Guarda che sto parlando di licenziamenti!». «Finalmente qualcosa a tempo indeterminato»).

Non penserete proprio adesso di abbassare la cresta Cipputi?!
Si figuri! A me se non mi sfruttano perdo l'identità.

Però così non si va avanti, Cippa.
Si vede che abbiamo i coglioni lisci, proviamo a montargli le catene.

Mi chiedo, valeva la pena di spenderci una vita in questa lotta?
Tanto se non la spendevi se la rosicchiava l'inflazione.

E il sol dell'avvenire?
Non farmi il patetico, ci sono delle ottime lampadine.

La merda dilaga, Cipputi.
Tu fai finta di niente, sennò dicono che l'hai fatta te, dati i tempi.
(Il corteo è agli sgoccioli, la pazienza di Cipputi pure, mica è un Guru lui. E neppure Altan che s'è sciolto nel movimento, si direbbe. Non resisto a stuzzicare la classe operaia sull'evolversi del quadro politico, sulle tensioni tribali nella maggioranza).

Diciamocelo, stavolta il Fini si è messo piuttosto a sinistra.
Si vede che si è dimenticato il copione.

Poteva andare anche peggio.
No.
(Guardo sfilare la coda del corteo, le ultime bandiere rosse e, a ruota, i lampeggianti azzurri dei blindati. Mi viene in mente Stefano Benni: «Altan è comunista o forse anarchico o forse altaniano di centro... per cui capirete non si può chiedere ad Altan cos'è un Altan». E Cipputi? E' fatto della stessa materia dei sogni in forma di satira. Una sostanza «ambigua e complice», direbbe il Fofi).


Liberazione 28/11/2010, inserto "Compagna Satira", pag 26

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