venerdì 10 giugno 2011

Cuba prova a cambiare volto restando fedele a sé stessa

VI Congresso del Pcc Al via importanti riforme economiche e politiche

Matteo Alviti
Dal quinto congresso del Partito comunista cubano erano trascorsi quattordici anni. Nonostante, da statuto, non ne sarebbero dovuti passare più di cinque. Che il sesto congresso del Pcc fosse dunque un passaggio importante per il futuro socialista dell'isola caraibica era previsto. E le attese non sono andate deluse.
Per ridisegnare la Cuba del terzo millennio sulle linee tracciate dal presidente Raul, i mille delegati riuniti a L'Havana hanno lavorato in cinque commissioni. I cambiamenti sono molti, alcuni particolarmente dolorosi, ma necessari a tenere in piedi le casse dello stato e il governo dell'isola, sfiancato da 49 anni di ostinato quanto ingiustificato embargo economico, commerciale e finanziario.
Tagli ai sussidi statali e, in generale, alle spese pubbliche. Un incoraggiamento dell'iniziativa privata. Più autonomia d'azione alle imprese statali. E poi una riduzione degli ostacoli agli investimenti stranieri per sostenere l'industria locale, compresa quella, potenzialmente molto lucrosa, del turismo. E soprattutto il taglio di più di un milione di posti di lavoro nel pubblico impiego nei prossimi quattro anni, annunciato tempo fa dal presidente Raul e approvato senza riserve dai delegati.
I piani dei vertici del partito comprendono più di 300 riforme, e mettono in discussione capisaldi come la razione mensile di cibo garantita a tutti, che presto sarà gradualmente tagliata a chi non ne ha necessità perché diventata, dal 1963 a oggi, un «peso insopportabile» ha detto il presidente Castro nel suo intervento di sabato. Quello dell'approvvigionamento alimentare è un tema molto serio per Cuba, colpita tra l'altro oggi dalla peggiore siccità degli ultimi cinquant'anni. L'isola caraibica impegna una parte consistente delle sue ricchezze nell'acquisto di cibo dall'estero. E ora spera, con la parziale concessione delle terre all'intrapresa privata, di incrementare la produzione.
Cambiamenti sono previsti anche per le proprietà immobili: presto sarà concesso ai cubani di vendere e comprare case, senza però accumulare proprietà. Fino a oggi era permessa solo la cessione ai figli, o il cambio, che passava attraverso una rete burocratica intricata, e a volte corrotta.
Altri cambiamenti erano già stati annunciati, o sono già in via di realizzazione. Come le concessioni in materia di impiego in un settore privato in via di costituzione, o l'affitto di terre dello stato a imprese agricole private. Ma una cosa rimarrà inalterata: l'idea di fondo che l'economia debba essere regolata e limitata dalla politica. E che quindi i piani di programmazione economica rimangano uno strumento indispensabile, così come le aziende di stato nei settori principali.
Ma c'è un altro aspetto della vita di Cuba che cambierà nei prossimi anni, ed è legato al potere. Il sesto congresso del Pcc sarà ricordato come quello che ha messo in discussione, per la prima volta, il limite temporale degli incarichi pubblici. Presto si potrebbe arrivare a due mandati di cinque anni ciascuno, incluso quello alla presidenza del consiglio di stato, occupato da Raul dal 2008.
Ieri sono stati anche resi noti i nomi dei nuovi primo e secondo segretario del partito, dei membri del comitato centrale e dell'ufficio politico. Raul ha preso il posto del fratello come primo segretario, per l'«ultimo incarico», per «difendere e migliorare il socialismo e non permettere mai il ritorno del regime capitalista». Suo vice è stato eletto l'ottantenne Josè Ramon Machado Ventura. Il passaggio tra Fidel e Raul sostanzialmente era già avvenuto da tempo. Ma la vera questione, l'interrogativo più importante, è legata proprio alle altre cariche: ci si aspettava un importante svecchiamento della classe dirigente, che attualmente conta diversi membri sopra i 70, e l'ascesa di nuove leve. Il problema della successione e della continuità della repubblica socialista, per ragioni anagrafiche, è diventato di stringente attualità. E ora è venuto il tempo di recuperare ai ritardi del passato, ha ammesso Raul Castro
E Fidel? Al congresso ha fatto una breve apparizione solo ieri. Al vecchio leone della rivoluzione non sono state affidate cariche pubbliche. Ma come ha ricordato il fratello, «Fidel è sempre Fidel e non ha bisogno di nessuna carica per avere sempre un posto importante nella storia, nel presente e nel futuro del paese». La sua inaspettata presenza ha scatenato l'entusiasmo dei delegati. Ma la sua voce si era già sentita prima della comparsa al congresso, attraverso le colonne del Granma, a cui aveva affidato un intervento in favore delle riforme. «La nuova generazione», ha scritto Fidel, «è chiamata a rettificare e cambiare senza esitazione tutto quello che deve essere rettificato e cambiato. Per continuare a dimostrare che il socialismo è anche l'arte di rendere possibile l'impossibile».


Liberazione 20/04/2011, pag 4

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