venerdì 10 giugno 2011

Un fondo sociale per cambiare l'Europa

Matteo Gaddi
«In un Europa stretta tra pulsioni neocoloniali e piani di massacro sociale, la Sinistra Europea cerca uno spazio per costruire, da sinistra, una uscita dalla crisi»: presenta così, Giovanna Capelli dell'esecutivo della Se, la discussione milanese sulla campagna per il fondo sociale per lo sviluppo e la solidarietà.
Ad illustrare la proposta è Jean Francois Gau, del Pcf, sottolineando che si tratta di uno strumento di partecipazione popolare: l' «iniziativa di cittadinanza europea» che prevede la raccolta di un milione di firme a livello europeo.
Non a caso Gau la definisce «la più grande campagna politica lanciata dalla Sinistra Europea, resa ancora più urgente dal fatto che le politiche neo liberali peggiorano ogni giorno le condizioni delle classi popolari».
A partire dalla modalità di finanziamento del Fondo sociale si segna una forte discontinuità: tassazione dei movimenti di capitali, trasformazione delle finalità della Banca centrale europea, individuazione di risorse specifiche nel Bilancio europeo.
Le decisioni assunte dal Consiglio europeo del 24 e 25 marzo - incalza GAU - «rappresentano una svolta: con il patto per la competitività gli attuali squilibri sociali verranno aggravati e resi strutturali».
Il Patto per l'euro impone agli Stati la presentazione alla Commissione europea delle loro misure interne finalizzate a rendere ancor più precario e flessibile il lavoro, a comprimere i salari, a garantire con ogni mezzo possibile la competitività e la produttività delle imprese, l'ulteriore smantellamento dei sistemi di protezione sociale a partire da pensioni e sanità.
«Per rafforzare la disciplina di Bilancio - prosegue Gau - si espropriano i Parlamenti nazionali con un ulteriore attacco alla democrazia; noi a questo rispondiamo con una campagna di partecipazione del maggior numero possibile di movimenti sociali».
Per questo il Fondo, sostenuto da campagne popolari, deve rappresentare uno strumento in grado di introdurre elementi di controtendenza: offrire a tasso prossimo allo zero risorse per consentire investimenti pubblici per rispondere a bisogni sociali (servizi, infrastrutture, tutela del territorio) e creare occupazione, servizi, sviluppo, tutela territorio.
Per Heinz Bierbaum, vicepresidente della Linke, la crisi europea non è tanto monetaria, quanto economica e politica: «ricordate quando indicavano l'Irlanda della deregulation come il modello di riferimento? Bene, oggi quel Paese manifesta il pieno fallimento del neoliberismo e della speculazione finanziaria».
«In Europa - prosegue Bierbaum - il tasso di disoccupazione ufficiale è al 10%, ma quello reale è sicuramente superiore, per non parlare di quella giovanile che in Stati come Italia e Spagna si colloca tra il 30 e il 40%».
Nonostante i dati sulla ripresa in Germania siano diversi (più 4% Pil), anche «nel nostro Paese si registrano 5 milioni di disoccupati e la crescita di quel settore caratterizzato da salari che corrispondono alla metà di uno stipendio medio - argomenta Bierbaum - e a questo si aggiunga la peculiarità, in negativo, del modello tedesco: quello di essere totalmente dipendente dall'export».
Alla necessità di invertire questa tendenza si potrà far fronte, per il vicepresidente della Linke, soltanto se si riuscirà a introdurre una forma di controllo pubblico del settore finanziario anche attraverso la proprietà pubblica della principali banche. Roberto Musacchio di Sel richiama l'esistenza di altre coalizioni impegnate a sostenere ulteriori obiettivi sociali quali il Basic Income.
Nicolosi annuncia l'adesione della Cgil alla campagna per l'istituzione del Fondo anche alla luce del fatto che «l'azione sindacale non è sufficiente senza una sponda politica. Noi, come Cgil, da tre anni stiamo organizzando grandi iniziative che, tuttavia restano quasi prive di risultati concreti proprio per la mancanza di una rappresentanza politica del mondo del lavoro che non può che partire dalla unificazione della sinistra».
Paolo Ferrero muove all'attacco del dogma della banca Centrale Europa, che per Statuto ha solo l'obiettivo della stabilità monetaria, e determina ulteriori salassi per le classi popolari: aumento del costo dei mutui per la casa, taglio della spesa sociale, redistribuzione del reddito verso l'alto.
Per il segretario del Prc la proposta di Fondo rappresenta «la messa in discussione, da sinistra, dell'Europa liberista», anche in grado di rilanciare forme di costruzione di unità a sinistra, di un polo autonomo dal Pd, di cui la Federazione rappresenta un passo.» Ferrero individua tre filoni sui quali ricostruire la sinistra politica: la difesa dei beni comuni dai tentativi di mercificazione; la ripresa di capacità della democrazia di indirizzare il settore degli investimenti («le Banche devono essere pubbliche per natura»); la creazione di macro aree internazionali in grado di aumentare il potere dei movimenti operai contrastando lo strapotere del capitale nell'attuale globalizzazione.


Liberazione 10/04/2011, pag 3

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