mercoledì 15 giugno 2011

E' morto un poeta: addio a Gil-Scott Heron

Usa aveva saputo unire musica e politica

Sandro Podda
Si è spento ieri a New York all'età di 62 anni. Fatale è stato l'ultimo tour che lo aveva portato in Europa e riportato sotto i riflettori. Lui che sotto i riflettori c'era stato forse troppo poco rispetto a quanto meritava. La notizia l'ha data il suo produttore britannico su Twitter: «Ho appena ricevuto la triste notizia che il mio caro amico e una delle persone più ipirate ed entusiasmanti che abbia mai incontrato, il grande Gil Scott-Heron, è morto oggi». La maggior parte delle persone ricorda di lui la celebrissima "The revolution will not be televised". Un pezzo di spoken poetry del 1970 considerato a buon diritto antesignano del rap e della cultura Hip Hop che di lì a poco sarebbe emersa. Poesia, parole, rime per spedire messaggi, concetti, idee. Nel brano Gil-Scott Heron inchioda con le sue rime il ruolo dei mass media nella rappresentazione della realtà e la prepotente rivincita della vita sulle misitficazioni della televisione puntando il dito contro il razzismo dell'informazione statunitense dell'epoca, la Società dello Spettacolo. Proprio in questi giorni da Puerta Sol a Madrid, i ragazzi della "rivoluzione spagnola, il movimento 15M, da un palco improvvisato avevano riscritto la loro versione di "The revolution will not be televised", alternandosi al microfono. Quale tributo migliore pensando al loro slogan "Toma la calle" e al primo verso del brano "Non potrai startene a casa, fratello". Coscienza e poesia, attivismo e soul, blues, jazz, funk. L'antinuclearismo, il razzismo, la critica ai media e al consumismo sono stati i temi che hanno ispirato i suoi versi spesso accompagnati dalle musiche di Brian Jackson. Dopo 16 anni di silenzio discografico nel 2010 era arrivato "I'm New Here", l'album che lo aveva riportato all'attenzione dei media per questioni artistiche e non biografiche, visto che giornali e tv si erano recentemente occcupati di lui solo per riportarne gli abusi con le droghe, una condanna per possesso di cocaina e il fatto che avesse contratto l'Hiv. Quest'ultimo disco è stato accolto molto calorosamente dalla critica e lo ha portato in tour in Europa (anche in Italia). Un tour faticoso per le sue precarie condizioni di salute e dopo il quale è rimasto a lungo ricoverato in un letto d'ospedale a New York. Ci piace pensare, ancora adesso, ai tempi di Internet, che avesse ragione: «The Revolution will be Live"


Liberazione 29/05/2011, pag 7

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