mercoledì 15 giugno 2011

A Roma migranti marchiati con un braccialetto di carta

Diminuisce l’occupazione cresce la povertà tra gli stranieri

Stefano Galieni
Il rapporto "La situazione del Paese nel 2010" presentato ieri dall'Istat non induce certo all'ottimismo. La crisi morde e non sembra aver allentato la presa, a subirne i colpi soprattutto le fasce più vulnerabili, in particolar modo i lavoratori e, in primis, le lavoratrici, migranti. In un anno il tasso di occupazione è sceso di 1,4 punti percentuali assestandosi al 63,1%, una batosta più che doppia rispetto a quella che ha colpito la popolazione autoctona. Cresce il tasso di disoccupazione e, rispetto al 2009, 1/5 dei disoccupati è immigrato, percentuale che sale ad 1/3 per le donne. Chi è riuscito a trovare lavoro è finito in gran parte e malgrado ottimi titoli di studio di partenza, in professioni non qualificate -edilizia, pulizie, collaborazioni domestiche, assistenza familiare, bracciantato agricolo, servizi sanitari - nonostante questo hanno trovato lavoro 183 mila persone, ben oltre i 100 mila previsti con il decreto flussi. Sempre valutando il grado di istruzione sono in Italia, 880 mila i lavoratori e le lavoratrici immigrati addetti a mansioni inferiori alla loro preparazione, una quota più che doppia rispetto agli autoctoni con le stesse caratteristiche. Drammatica anche la condizione dei redditi: a parità di professione e di mansione la retribuzione mensile netta degli immigrati è inferiore del 24% rispetto a quella degli italiani (973 euro contro 1286) e la differenza cresce ancora di più fra le donne, (788 euro contro i 1131 percepiti dalle italiane, peraltro ancora penalizzate rispetto ai colleghi maschi. Le differenze retributive pesano poi, ovviamente molto più nel meridione che a nord. Cresce invece, anche se per l'Istat è un dato poco misurabile, il rifugio verso l'economia sommersa o come forma di integrazione al lavoro o come unico strumento per percepire reddito e crescono, anche nelle aree più ricche, le forme contrattuali tali da portare a buste paga differenti da quanto realmente si guadagna. Ma il dramma è per chi perde il lavoro che dopo 6 mesi dalla scadenza del permesso di soggiorno rischia l'espulsione dal territorio nazionale. Di fatto il combinato d'uso fra Bossi Fini e "reato di clandestinità", ora considerato illegittimo tanto in sede nazionale che internazionale, rende la disoccupazione un crimine di per se. Il primo risultato di questa contrazione occupazionale lo si registra andando a guardare il Bilancio demografico nazionale, redatto sempre dall'Istat. C'è stato lo scorso anno un crollo della natalità al 9,3 per mille, il più basso del decennio e la precarietà lavorativa ha fatto si che anche fra i nuclei familiari di immigrati, si assiste ad una contrazione delle nascite sintomo di assenza di prospettiva e di forte preoccupazione per il futuro. Ma invece di provvedere alle tanto decantate "politiche per la famiglia" quello che continua a prevalere nell'atteggiamento verso i cittadini stranieri è il pugno duro tipico dell'eterna campagna elettorale. Non basta la vulgata islamofobica milanese, anche a Roma, non interessata ad alcun ballottaggio si è deciso di rialzare i sondaggi di un sindaco appannato e incapace con operazioni di alto livello propagandistico. Oltre 120 vigili urbani in borghese, 2 pattuglie, furgoni vari, al comando di un geniale funzionario hanno ritenuto opportuno dare una solenne lezione a chi prova a vendere merce contraffatta nel centro storico. Al di là dell'ingente, si fa per dire, bottino recuperato e del fermo di 64 venditori la novità è nel fatto che ad ognuno di coloro che sono stati portati in questura è stato infilato un braccialetto di carta con una serie di numeri corrispondenti alla merce sequestrata. Un marchio insomma, che ricorda tempi cupi. Contro la sciagurata idea sono intervenuti Fabio Nobile, consigliere regionale PdCI- FdS e Fabio Alberti del Prc.


Liberazione 26/05/2011, pag 4

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