venerdì 10 giugno 2011

Bandi pubblici? Il Parlamento dice no

Niente gare sotto un milione e mezzo di euro

Massimo Rossi
Proprio mentre si vorrebbe giustificare con l'asserito vantaggio del ricorso alle "magnifiche virtù" del mercato persino la privatizzazione di servizi e beni comuni fondamentali come l'acqua, il Parlamento italiano, in un silenzio generale e con unanime consenso, vuole sottrarre dalla concorrenza oltre i tre quarti del totale dei bandi di gara per gli appalti pubblici. Si tratta di un importo di oltre 5 miliardi di euro pari ad un sesto degli attuali investimenti complessivi.
Sarebbe esattamente questo l'effetto immediato dell'elevazione a ben 1.500.000 di euro della soglia che rende obbligatorio il bando pubblico di gara, proposta della Lega nell'ambito testo del disegno di Legge sullo "statuto delle imprese e dell'imprenditore", recentemente approvato da tutti i gruppi parlamentari nella prima lettura della Camera dei Deputati. Al di sotto di tale importo, per l'affidamento degli appalti pubblici si può agire con procedure informali e trattative private!
Se consideriamo che al di sopra di tale soglia si opera già in regime di deroga nei tanti casi di calamità e "grandi eventi" e che il frazionamento artificioso degli importi degli appalti per stare "sotto soglia" è prassi diffusa e consolidata, rimarrà ben poco da mettere a gara!
Per dare il senso della dirompenza della norma basti evidenziare che sino al 2008 la medesima soglia era posta a 100.000 euro, per essere aumentata in quell'anno a 500.000 con la giustificazione delle difficoltà delle amministrazioni locali minori a gestire gare d'appalto con tante imprese partecipanti. Un problema che si sarebbe potuto risolvere agevolmente individuando a livello provinciale un'unica stazione appaltante per detti investimenti.
Anche un bambino sarebbe in grado di prevedere le conseguenze: più clientelismo, più corruzione, più frodi, più infiltrazioni delle cosche. Tutti fenomeni che appena un mese fa il Procuratore Generale della Corte dei Conti ha definito «patologie crescenti che affliggono la pubblica amministrazione», in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. E pensare che la Banca d'Italia in un recente studio aveva messo in guardia dal «rischio di corruzione e di infiltrazioni criminali» per «l'eccessiva discrezionalità amministrativa nella scelta del contraente», in relazione all'attuale soglia di 500.000 euro! Tutto ciò come se le recenti vicende dalla "cricca", legata proprio all'affidamento diretto di grandi appalti, fossero già sparite dalla memoria di tutti!
Se aggiungiamo a tutto ciò le limitazioni che si stanno introducendo all'utilizzo delle intercettazioni telefoniche, strumento principe nella lotta a questi reati, nonché il taglio forzato dei tempi delle istruttorie e delle prescrizioni …il gioco è fatto!
Un gioco sporco che si consuma purtroppo con l'irresponsabile avallo del centrosinistra. Una complicità che ci parla dell'indissolubile dipendenza della politica dominante, spesso al di la delle appartenenze, dalle pratiche clientelari e dall'intreccio tra politica e affari. Un intreccio peraltro indispensabile per supportare le enormi macchine del consenso di cui questa politica ha un bisogno assoluto.
La Federazione della Sinistra è impegnata e invita tutti i movimenti, le forze sociali, i cittadini, ad impegnarsi con ogni mezzo, innanzitutto con la controinformazione e la pubblica denuncia, per ostacolare l'approvazione definitiva di questa manovra che avrebbe l'effetto di aumentare la degenerazione del Paese e di dirottare enormi risorse collettive dal loro fine naturale: quello di perseguire il bene pubblico!


Liberazione 06/04/2011, pag 4

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