venerdì 10 giugno 2011

Da Sanya con furore: il nuovo polo globale intende giocare da grande

Al Vertice Brics Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica uniscono le forze

José Luiz Del Roio
Un flusso abbondante di notizie rumoreggiano in ogni momento. In buona parte tragiche, alcune importanti, altre, la maggioranza, assolutamente prive d'interesse. Quelle che realmente hanno densità e devono essere analizzate sono le notizie che modificano il quadro di correlazioni di forze in un paese o nel mondo, che indicano una possibilità di cammino da percorrere e possono influenzare il destino di ampi strati di popolazione. Possono essere buone o cattive, dipende dal punto di vista di classe che l'osservatore assume, ma in ogni modo sono importanti.
Una di queste notizie è stata la riunione del Brics, svoltasi nell'isola di Sanya, territorio della Repubblica Popolare della Cina, il 14 aprile 2011.
Lì si sono incontrati i capi di Stato e di governo di Brasile, Cina, India, Russia e Africa del Sud. Come risultato è stato distillato un lungo documento di 32 punti, intitolato "Visione ampia, prosperità condivisa". Si presenta in una lingua elegante, accurata; ma se lo si legge con occhi diplomatici, risulta impietoso e determinato.
Come primo atto si esprime soddisfazione per l'adesione al blocco dell'Africa del Sud. Fattore che sicuramente avrà ripercussione nella parte nera del continente, se si tiene conto della crescente influenza cinese in Africa, che soppianta le forze delle antiche potenze coloniali.
Continua con la dichiarazione della decisione di rafforzare in "modi graduale e pragmatico" l'agire del blocco sia sul piano economico e finanziario che nell'azione diplomatica, cercando l'allineamento delle posizioni negli organismi internazionali, cioè Onu, Wto, G-20, conferenze del clima, sull'energia e altre.
Facendo riferimento ai movimenti che al momento scuotono i paesi arabi, afferma che l'uso della forza deve essere evitato e insiste sul fatto che l'unità e l'integrità territoriale di ogni nazione deve essere rispettata. Al riguardo della Libia, insiste che le parti interne in conflitto devono trovare forme di dialogo e esprime appoggio totale all'Unione Africana per svolgere ruolo di mediatore: chiara è la critica alla politica d'intervento militare di alcuni paesi della Nato.Si esprime preoccupazione e si avanzano proposte al riguardo del piano di sicurezza alimentare che la rapacità di gruppi economici minacciano di insidiare con il prezzi in continuo aumento. Per questo il blocco manterrà una stretta cooperazione per cercare di evitare catastrofi.
È stato approvato il piano redatto dalla Conferenza di Ministri dell'Economia del blocco che fra le altre delibere indica che le banche di finanziamento dei cinque paesi devono operare con le monete locali, abbandonando il dollaro.
Come curiosità si può citare un punto specifico sull'alta tecnologia in cui di rende omaggio a Yuri Gagarin, ricordando l'impresa di cinquant'anni fa del primo astronauta.
I paesi che costituiscono il blocco, hanno fra di loro grandi diversità e profonde diseguaglianze, ma presentano anche un tratto comune determinante, la volontà politica di costruire un polo alternativo rispetto all'architettura finanziaria, diplomatica, militare controllata dagli Usa e appoggiata dall'Unione Europea.
E hanno forze non disprezzabili per questo scopo: grande densità demografica, materie prime, tecnologica, riserve finanziarie e accelerata crescita economica. Inoltre hanno un progetto di costruzione dei loro paesi. Come questo modificherà l'attuale faccia del pianeta non è facile da prevedere, ma la sinistra europea farebbe bene a tenere conto di questo nuovo attore nelle sue analisi.
Un caso a parte che vale la pena di essere raccontato è il viaggio della Presidente Dilma Rousseff. Di fatto si tratta del primo viaggio ufficiale impegnativo della nuova Presidente, che già aveva incontrato la Presidente dell'Argentina Cristina Kirchner, ma si era trattato di un gesto volto a riaffermare le ottime relazioni fra i due paesi e a rendere giustamente visibile la presenza di genere.
Attualmente il primo partner commerciale del Brasile è la Cina. Ma esiste un problema serio. Il Brasile è grande produttore di materie prime e di derrate alimentari e la Cina è insaziabile consumatrice di queste commodities, oltre che interessata a comprare terre e fabbriche. Questo può condurre a ripetere il quadro classico del capitalismo, in cui alcuni paesi detengono la tecnologia avanzata con alto valore aggiunto e altri solo le materie prime. Pertanto è necessario riequilibrare le relazioni.
Dagli accordi sottoscritti sembra che vi sia attenzione a tale problematica: il Brasile potrà produrre aerei in Cina, i cinesi si impegnano a installare grandi poli tecnologici in Brasile con trasferimenti di conoscenze, in particolare nell'area del software di grande potenza. Il principio dell'equilibrio è stato accettato, vedremo nei prossimi mesi le conseguenze. Se funzionerà, sarà l'indicazione che i documenti del BRICS non sono solo parole ben scritte, ma realtà concreta.


Liberazione 17/04/2011, pag 5

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