venerdì 10 giugno 2011

Imbrogliati e rimpatriati: in trappola a Lampedusa

Sprazzi di solidarietà per fermare l’odio razziale

Dopo settimane di menzogne, del governo e delle forze dell'ordine, è accaduto l'inevitabile: i circa mille tunisini presenti nel Cpa di contrada Imbriacola prima hanno manifestato il loro dissenso al grido di «libertà libertà», sostenuti dalle Brigate di Solidarietà Attiva e da attivisti locali che hanno srotolato uno striscione con scritto «liberté egalité fraternité aussi puor les sans papier»; poi quando nel pomeriggio è arrivata loro la conferma, per telefono, che i voli che partivano da Lampedusa non atterravano in Sicilia, come veniva raccontato, ma facevano ritorno in Tunisia, è scoppiata la rivolta, iniziata con lo sciopero della fame e culminata con l'incendio di alcuni materassi e coperte, diversivo quest'ultimo che ha consentito ai detenuti di scavalcare la rete con le forze dell'ordine impegnate a domare le fiamme.
Centinaia di ragazzi hanno girato per qualche ora tra le strade e le campagne dell'isola, spaesati e convinti di trovarsi in Sicilia. A chi incotravano chiedevano dove fosse la stazione ferroviaria; molti di loro sono stati riacciuffati dalle forze dell'ordine mentre altri si sono consegnati spontaneamente dopo aver capito di non avere vie di fuga. Tensione tra le forze dell'ordine che pattugliano costantemente ogni metro dell'isola alla ricerca dei migranti che non tornano alla conta.
Alcuni ragazzi hanno raccontato di aver subito ritorsioni da parte della polizia dopo la rivolta della mattina, mentre quella che sembrava solo una voce priva di fondamento circa la presenza di bromuro o di altre sostanze nei pasti è stata confermata: non sono mancati casi di forti dolori di testa e senso di spossatezza dopo i pasti. Fortissimi momenti di tensione si sono verificati ieri mattina all'aeroporto, quando dalla folla di giornalisti che assistevano al rimpatrio forzato qualcuno ha gridato che la vera destinazione sarebbe stata anche per loro la Tunisia, gli immigrati si sono rifiutati di salire e in blocco si sono opposti passivamente ad una cinquantina di poliziotti in tenuta antisommossa.
Intanto, gli sbarchi continuano con una certa "regolarità" e i centri sono di nuovo ben oltre i livelli ottimali; i migranti che arrivano dalla Tunisia sono generalmente in condizioni di salute migliori di quelli provenienti dal sub Sahara. Questo perché mentre i maghrebini sono per lo più uomini tra i venti e i trenta anni, tra gli eritrei e i sudanesi ci sono anche bambini e donne anche in stato di gravidanza, le cui condizioni sono aggravate da una traversata del deserto che può durare settimane. È impressionante solo pensare che "zattere" di pochi metri possano aver attraversato il Mediterraneo cariche all'inverosimile: non a caso, purtroppo, insieme agli sbarchi continuano i naufragi.
Le Brigate di solidarietà attiva sono impegnate nel frattempo in un progetto ambizioso dedicato a Lampedusa e soprattutto ai lampedusani, quel popolo eccezionale che resiste all'imposizione di un immaginario creato ad hoc dai mass media e dal governo, che ne vorrebbe fare carne da macello per fomentare odio razziale ed intolleranza, svuotando i propri armadi da vestiti e coperte per vestire e sfamare i migranti che fino a dieci giorni fa erano ammassati in condizioni disumane sulla "collina del disonore". Si tratta di coadiuvare le associazioni locali in un progetto di "turismo solidale", ribaltando l'immaginario prevalente che vorrebbe disegnare un profilo razzista per gli isolani, premiando invece la loro solidarietà con l'aiuto di tutti i democratici ed antirazzisti ed il coinvolgimento di giornali, radio e blog nazionali e locali. Il progetto sta muovendo i suoi primi passi, ma farà molta strada, perché la guerra fra poveri si combatte soprattutto con gesti concreti che ricadono sulla materialità della vita quotidiana.
Brigate di Solidarietà Attiva
(per info, www.iovadoalampedusa.com)


Liberazione 13/04/2011, pag 3

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