mercoledì 15 giugno 2011

Come ti metto il potere in mutande

Tonino Bucci
Dici satira e pensi a lui. Dai tempi di "Morte accidentale di un anarchico" è l'ossessione dei censori, il nemico giurato del politically correct. Dario Fo - di lui si parla - è da una vita che porta la satira in scena. L'autore di "Mistero buffo" non ha fatto sconti a nessuno, ce n'è per papi e sovrani, preti e governanti, moralisti e bigotti, reazionari e demagoghi. Nei suoi spettacoli il mondo gira al contrario, i giullari sono eroi e i re mezzetacche in mutande. Il Nobel non l'ha cambiato, anzi. L'"Anomalo bicefalo", per fare un esempio, è una commedia su Berlusconi che ha scatenato un putiferio, tanto che provano addirittura a bandirla dalla televisione. Dalla satira in scena a quella sulla carta. Di recente ha pubblicato "Il mondo secondo Fo" (Guanda, conversazione con Giuseppina Manin, pp. 157, euro 13,50) e "L'amore e lo sghignazzo" (Guanda, pp. 145, euro 14), un collage di racconti popolati da eretici, giullari, provocatori e trasgressori.

Si dice che la sinistra è pessimista, che sa alimentare solo passioni tristi. Ma è proprio vero che non riusciamo più a mettere paura ai potenti con la risata?
Niente di più falso. Dovranno continuare a sopportarci, a sopportare la satira di sinistra, la satira democratica. Siamo gli unici in Italia ad avere ancora la capacità di mettere il potere in ridicolo. Magari saremo pure un po' anarcoidi… Poi, certo, c'è la sinistra pomposa che sta nei luoghi di potere e crede di avere le ricette per cambiare le cose, ma è invece senza immaginazione. Senza fantasia. Chi governa la sinistra ha scimmiottato per anni la destra. A ogni modo è miracoloso che dentro lo spegnimento della cultura critica abbiamo ancora la forza della satira. E quando il potere si accorge di noi, fa di tutto per eliminarci. Lo vediamo continuamente con gli ostacoli e gli impedimenti che vengono messi davanti a chi fa inchieste nella televisione pubblica e nell'informazione. Il potere non sopporta chi riesce a parlare in grottesco e con giocondità delle cose orrende e tragiche. La forza della satira è parlare della tragedia ridendo. Non per nulla gli antichi mettevano tragedia e commedia sullo stesso piano, no? Aristofane diceva della satira che è il momento più alto dell'intelligenza dell'uomo. Il saper ridere non soltanto di coloro che bisogna battere, ma anche di se stessi e degli amici più cari, irridere è la vera intelligenza. L'uomo ha dimostrato di essere diverso da tutti gli altri animali col suo sghignazzo e la sua ironia. Questa è la dimostrazione del valore della satira presso gli antichi. Dovremmo ricordarlo più spesso.

La satira è l'arma dei poveri, no?
Dei poveri e di coloro che non hanno il potere. Chi ha il potere potrebbe mai fare satira? Non sono due cose incompatibili? Ci sono anche quelli che sono spiritosi, quelli che hanno il potere e sanno fare satira. Ma è una satira truce, violenta, derisoria, spesso impostata su uno sberleffo di irrisione verso coloro che stanno sotto. Del tipo, "Taci tu, zozzone". A volte il potere usa il linguaggio della comicità. I politici populisti sanno farlo bene. Del resto, non abbiamo al governo un comico? Ma le battute del nostro presidente del Consiglio non hanno senso. Non è né un satiro né un comico. Tanto è vero che racconta barzellette e la barzelletta non è altro che sfottò, il contrario della risata intelligente. La differenza che c'è tra la satira e lo sfottò è abissale. La satira ha la tragedia sullo sfondo, lo sfottò è solo sberleffo.

A rivedere oggi certi classici della stampa satirica c'è da rimanere stupiti dalla capacità di infrangere le "regole". Non è che oggi chi fa satira è troppo ossessionato dal politicamente corretto?
Da sempre agli uomini di satira hanno detto di essere fuori dalle regole. Hanno detto perfino a Dante: esageri a essere così ironico e strafottente e irrispettoso del potere. Perfino nel paradiso, figuriamoci, lo hanno accusato di fare sberleffi e parlare di Dio contemporaneamente. Se si va a sfogliare il "Becco giallo", uno dei fogli satirici anticlericali più noti e potenti che ci siano mai stati, ci si accorge che non c'erano confini che tenessero. Chiesa e preti erano raffigurati senza ombra di asservimento, fregandosene del politicamente corretto…Questo dimostra che il coraggio di realizzare una rottura e di mettere il re in mutande è solo della satira. Una risata vi seppellirà. Non è solo una battuta; è una forza reale, l'unica che ci può salvare dalla guerra e dalla violenza di quelli che hanno il potere. L'unica arma che abbiamo nelle mani, è lo sghignazzo.


Liberazione 28/11/2010, inserto "Compagna Satira", pag 25

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