mercoledì 15 giugno 2011

G8, in agenda Libia e rivolte arabe.Tensioni sul dopo Dsk

Matteo Alviti
Crisi economica e finanziaria internazionale, nucleare e aiuti al Giappone, commercio internazionale, primavera araba, processo di pace in Medio Oriente, guerra in Libia, in Siria, in Afghanistan, terrorismo, tensioni con Iran e Pakistan, rapporti col continente africano, lotta al narcotraffico, energia e lotta al cambiamento climatico. L'agenda del G8 di due giorni che si chiude oggi a Deauville, in Francia, è un concentrato di situazioni in grado di paralizzare l'ottimismo di chiunque. Ma non dei G8. Che buona parte di quei problemi hanno contribuito a creare e che, in un mondo multipolare, non sembrano in grado di affrontare da soli.
Nel lusso della stazione balneare della Normandia, protetti da 12500 agenti della sicurezza, i cosiddetti otto "grandi" - una definizione sempre meno attuale - sono al lavoro nel tentativo di definire una strategia comune per affrontare i temi in discussione. Ieri nel pomeriggio si sono diffuse alcune informazioni sulla dichiarazione che gli otto - Usa, Gran Bretagna, Francia, Canada, Germania, Italia, Giappone e Russia - renderanno nota stamane. Tema centrale sarà l'economia, con gli Usa che hanno espresso preoccupazione per il peso della fluttuazione del cambio euro-dollaro sugli scambi commerciali - leggi per il peso di un euro debole sull'export Usa -, e gli europei a rassicurare sul risanamento delle finanze pubbliche e la gestione dei debiti sovrani. Nella dichiarazioni finale non verrà citata espressamente la Grecia, che però aleggia come un fantasma sulla ridente Deauville. Per parte loro gli Usa, gravati da un debito preoccupante, si sono impegnati ad attuare un «piano chiaro e credibile» di riduzione di debito e deficit.
Sul nucleare la Francia, padrona di casa, ha proposto la creazione di una forza internazionale di intervento in casi di gravi incidenti. Tra le varie dichirazioni d'intenti ci sono anche i dialoghi di pace tra Israele e Palestina e il richiamo a una governance internazionale di internet. Anche la rivolta nordafricana è stata al centro dei colloqui. Con i premier di Egitto e Tunisia, Essam Sharaf e Bèji Cad Essebsi, in arrivo oggi, gli otto intendono impegnarsi per sostenere la «democratizzazione e lo sviluppo economico» del Nord Africa. L'Italia ha proposto una sorta di piano Marshall per il nord Africa a sostegno di piccole e medie imprese.
Una condanna è invece arrivata per il regime siriano di Assad, al quale gli otto hanno chiesto di «cessare la violenza» contro i civili. Appello simile, con richiesta di dimissioni, anche per Gheddafi, che da mesi resiste nel suo bunker ai bombardamenti dei volenterosi, mentre i suoi uomini combattono una sanguinosa guerra civile. Sulla Libia ci sarebbe stato un importante scambio di vedute tra Obama e Medvedev - la Russia è contraria ai bombardamenti su Tripoli. Anche al presidente yemenita Saleh i G8 hanno chiesto di farsi da parte e fermare i massacri.
Oggi il programma procede in formazione allargata, con istituzioni internazionali come l'Unione africana, l'Onu e il Fondo monetario internazionale. A proposito, ieri la segretaria di stato Usa Clinton, pur non appoggiando apertamente la candidatura di Lagarde alla direzione dell'istituto, ha detto che agli Usa non dispiacerebbe l'elezione di una donna. Lo spazio per i paesi cosiddetti emergenti, che avevano rivendicato un ruolo di primo piano nel futuro del Fmi, sembra restringersi. E con Deauville blindata, gli anti-g8 hanno colpito altrove, a Parigi, dove sono stati occupati per alcune ore i locali dell'agenzia di rating Standard&Poor's, «simbolo del capitalismo» e «responsabile delle politiche di austerità» che stanno rendendo la vita difficile a tanti cittadini europei, hanno detto gli occupanti.


Liberazione 27/05/2011, pag 7

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