venerdì 10 giugno 2011

Lo dice l’Europa: la “Bossi-Fini” è ormai arrivata al capolinea

Uno spiraglio di luce dall’Ue In mora la nostra legge peggiore

Stefano Galieni
Se si trattasse di un match di boxe regolare, l'arbitro avrebbe già disposto la sospensione dell'incontro per la manifesta inferiorità del pugile Roberto Maroni, nelle sue veci di ministro dell'interno. I suoi secondi avrebbero gettato la spugna e lo avrebbero mestamente accompagnato negli spogliatoi. Dopo i continui colpi ai fianchi subiti a causa della sua scarsa preparazione, non solo atletica, per fronteggiare quella che pomposamente è stata chiamata "emergenza profughi e clandestini dal Nord Africa", l'uno due delle due ultime riprese si è rivelato letale per quello che fra i padani è stato il cavallo di battaglia, il reato di clandestinità. L'altro ieri la Corte di Cassazione a sessioni unite, aveva depositato la sentenza con cui si dichiarava sostanzialmente inapplicabile la punizione di tale reato, sanzionato con l'arresto fino ad un anno e 2000 euro di multa. Ieri il colpo decisivo è giunto dalla Corte di giustizia della U.E. rispondendo al ricorso di un cittadino algerino, Hassan El Dridi, condannato ad un anno di carcere dal Tribunale di Trento nel 2010. La vicenda di Hassan El Dridi fa giurisprudenza e spazza via due anni di persecuzioni illegali ai danni di persone colpevoli solo di essere restate in Italia senza ottemperare ad un obbligo di espulsione. Le sue opportunità il governo se le è giocate non approvando entro il 24 dicembre scorso la direttiva rimpatri, con cui l'Europa disponeva una normativa comune e sovradeterminante in materia. Per recepire la direttiva il governo avrebbe dovuto abolire il reato di clandestinità e accettare l'idea che i rimpatri debbono essere fondamentalmente volontari e assistiti, e solo in casi eccezionali coatti. La sentenza di ieri stabilisce che la condanna inflitta ad Hassan è incompatibile con le normative europee. Va da sè che oggi in Italia ci sono migliaia di Hassan da risarcire per ingiusta detenzione, a cui invalidare i provvedimenti di espulsione e che altrettanti potrebbero, se già rimpatriati, presentare valido ricorso. Il colpo ha provocato pesanti reazioni nel governo. Il diretto interessato, " Il pugile Maroni", si sorprende di come l'U.E. infligga colpi bassi sempre e solo all'Italia. Non sarà che da noi si producono e si rivendicano da troppi anni leggi in aperto contrasto con le norme europee? I pasdaran governativi rispondono con un coro in difesa dell'operato del ministro. Colpisce la durezza della garantista "a comando" Margherita Boniver, mentre appaiono prestampate le dichiarazioni di Gasparri, Bertolini ed esponenti vari della Lega Nord. Per il primo ha torto l'Europa, per la seconda riesploderà il problema della sicurezza, per i leghisti si tratta di bombe ad orologeria. C'è anche chi, come l'ultras Salvini, chiede di rinegoziare le risorse che l'Italia versa alle istituzioni U.E. Per pura cortesia diplomatica fonti vicine alla Corte riunita a Lussemburgo hanno già tentato di spiegare che la richiesta di modifica delle normative in materia, nei singoli Stati, era già stata inoltrata da molto tempo. Peccato che altrove ci si sia tranquillamente adattati a tali disposizioni, in Italia no. E deve essere curioso, per chi nel parlamento europeo e nei suoi organismi esecutivi si occupa di tali vicende, notare la non chalance con cui il governo italiano e la sua maggioranza un giorno implorano aiuto alle istituzioni continentali e il giorno successivo le insultano. Segnali di soddisfazione giungono dall'opposizione ufficiale, dove Udc, Pd e IdV plaudono alle decisioni della Corte europea, soprattutto in chiave antigovernativa. E se Zaccaria (Pd) ironizza sulla possibilità che Berlusconi possa anche cercare di limitare i poteri europei, «dirà che anche li i giudici sono comunisti» rincara Casini (Udc), Staderini (radicali) chiede che in parlamento si recepisca la direttiva europea. Ma gli affondo più forti giungono tuttavia dalle forze politiche non presenti in parlamento e dal vasto mondo dell'associazionismo laico e religioso. Per Vendola (Sel) ad essere bocciato è stato un «reato medioevale», Diliberto (PdCI-FdS) parla di vittoria della civiltà. Secondo Paolo Ferrero, (segretario Prc) «La Lega Nord si prende un altro meritato ceffone: la Corte di Giustizia europea certifica quello che avevo sempre sostenuto e cioè che il reato di clandestinità non solo è incostituzionale ma illegale alla luce delle direttive europee. Adesso è necessario modificare subito la legge dando il permesso di soggiorno a tutti gli immigrati "clandestini" che stanno lavorando, come hanno fatto altri paesi europei, tra cui la Francia». Monsignor Marchetto (Pontificio Consiglio per i Migranti) chiede di rivedere la legge, Laura Boldrini (Acnur) si è dichiarata per nulla sorpresa e chiede il recepimento della direttiva, Miraglia (Arci), nell'esprimere soddisfazione, invoca una marcia indietro del governo, una richiesta condivisa anche da S. Egidio e Centro Astalli per le Acli (Russo): «Aumentano le crepe in una norma discriminatoria», mentre per il Silp - Cgil, (Giardullo) si conferma come si sia rivelato fallimentare l'inserimento del reato di clandestinità. Ma il match fra la giustizia e Maroni si gioca in un Paese dove è normale modificare le regole e già da alcune dichiarazioni (Matteoli, Maroni, Alemanno) emerge l'idea di un decreto truffa, detto anche aggiustamento, per adeguarsi senza cambiare nulla.


Liberazione 29/04/2011, pag 2

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